NOSCORIE TRISAIA: la Valle del Sinni, la diga e la megadiscarica di Senise
Dopo la Val Basento, distrutta dalla chimica e dalle discariche, e la Val
d'Agri, avvelenata dal centro oli e dai pozzi di petrolio, ora si vuole
distruggere con i rifiuti e le trivellazioni, la Valle del Sinni. Non può
essere un caso la previsione a Senise di una megadiscarica di rifiuti speciali
nel Piano Provinciale (..alias Regionale) dei rifiuti in località
"Palombara", che si assomma a pochi km. più giù, a quella di Colobraro sulla
quale era stata avviata anche una procedura di Via con osservazioni. Non può
essere un caso poi che dallo Jonio lungo il fiume Sinni passando da Policoro,
Nova Siri, Rotondella, Tursi,
Colobraro, Valsinni e Senise si estende la concessione petrolifera della Total,
"Tempa la Petrosa". E
infatti, è lungo la dorsale del Sinni che ora si
stanno muovendo le compagnie petrolifere dove hanno dovuto però registrare già
la ferma e dura opposizione della cittadinanza sulla concessione Policoro
(un pozzo esplorativo di gas nel letto del fiume Sinni), oltre al parere
negativo contro qualsiasi trivellazione dei Consigli comunali di
Policoro,Rotondella e Nova Siri. Nell'attesa che facciano altrettanto i comuni
di Tursi, Colobraro ,Valsinni e
Senise, No Scorie Trisaia vuole ricordare al sindaco di Senise, Vincenzo Castronuovo, che il suo comune
ha un valore inestimabile perché possiede uno tra i più grandi bacini
idrici d'Europa da cui attingono acqua due regioni . Una condizione di un bene
primario che non si concilia per niente con i progetti di discariche o con le
perforazioni inquinanti del petrolio .Il sindaco purtroppo dimentica che nella
stessa località "Palombara" nel 2009 il corpo forestale dello stato sequestrò
l'area dove è presente un'altra discarica comunale (di
r.s.u.) chiusa nel 2004 e in attesa di bonifica.
Secondo quanto accertò
dalla Forestale, lungo il corso d'acqua denominato «Fosso Palombara» era
presente un evidente stato di inquinamento delle falde acquifere provocato da
un liquido nerastro e maleodorante derivante dal percolato della
discarica che aveva raggiunto anche l'invaso di Monte Cotugno (fonte
G..M. aprile 2009). Perché quindi insistere con altri impianti di rifiuti
pericolosi in una zona sensibile a possibili incidenti e che costituiscono
un serio problema per le acque dell'invaso? Non essendoci in loco
aziende che producono rifiuti speciali la discarica in
progetto smaltirebbe rifiuti esterni (provenienti da chissà dove?)
,oppure potrebbe smaltire i rifiuti del ciclo delle estrazioni
petrolifere che in tal modo troverebbero a Senise la chiusura del processo
industriale. Senise, inoltre, ricordiamo sempre al sindaco qualora l'avesse
dimenticato, fa anche parte del più grande parco nazionale d'Italia ed è famoso
per i suoi "peperoni": il futuro e lo sviluppo del territorio
vanno forse ricercati proprio nella valorizzazione delle vocazioni agricole
,turistiche e insieme agli altri comuni nella salvaguardia delle risorse
idriche. Infatti, non è redditizio svendere il territorio per alimentare
la cassa comunale con eventuali royalty della monnezza o illudersi di fare occupazione con i posti di netturbini
di rifiuti tossici, scendendo così a compromessi con il sistema affaristico
delle imprese dei rifiuti .I piani redatti dai rispettivi assessori
provinciali all'ambiente , purtroppo, fanno da spalla al sistematico
sfruttamento del territorio , che in barba alle peculiarità di sviluppo locali
, non rispettano affatto la salute dei cittadini o peggio ancora il bene acqua.
Auspichiamo pertanto che il sindaco receda da simili progetti nefasti per il
bene della sua cittadinanza e convochi un consiglio comunale aperto (come si fa
in democrazia) per informare la cittadinanza sul marketing dei rifiuti messo in
atto nella sua amministrazione. La Valle del Sinni dovrà tornare quella di un
tempo e in tal proposito presenteremo a breve alle istituzioni un progetto per
un parco fluviale che colleghi il Parco nazionale del Pollino con le spiagge
dello Jonio (coast to coast), proprio com'era nell'antica Magna Grecia.
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