Inchiesta
giornalistica: gli ultimi giorni di vita di Carmela
Scomparsa il
pomeriggio di venerdì 6 agosto, Carmela Padula viene cercata per due giorni in
una parte del territorio tursitano, tra Petto di Coppe, Santa Maria delle Vigne
e la località Finata. La sera di domenica 8, le ricerche sono fermate
ufficialmente. Si crede all'avvistamento di Roseto Capo Spulico (CS).
Pur
presagendo il peggio nelle immediatezze, anche il padre della giovane
ventottenne è convinto della pista, tant'è che martedì 10 riprende a lavorare.
Tuttavia, giustamente, continua a cercarla, soprattutto nella direzione del
santuario di Crosia in Calabria, poiché la fragile figlia è segnata da
crisi-mistico religiose. Intanto, gli investigatori azzardano un cauto
ottimismo: la ragazza sarebbe viva. Ne consegue che proprio nessuno la ricerca
più attivamente. In fondo, si tratta di una persona adulta. Il giorno di
ferragosto si fa notare che qualcosa non quadra negli orari dell'inizio della
vicenda. Lunedì 30 agosto il corpo senza vita è ritrovato nel canale Confino
della Finata di Tursi. Il giorno dopo l'autopsia nell'ospedale di Policoro e il
4 settembre il rito funebre.
s.v
Concludiamo
la nostra inchiesta giornalistica sulla morte della giovane Carmela Padula, per onorarne la memoria
alla ricerca della verità, ripercorrendo gli snodi di un caso che ha scosso
l'intera comunità, come raramente è capitato negli ultimi decenni. D'altronde,
quando un fatto di cronaca diventa pubblico, rilevante e duraturo è fatale che
la vita dei soggetti, protagonisti e figure di contorno, ne sia in certo
modo sconvolta, alterata, scandagliata,
sviscerata. Lo insegnano in tutte le università e, ovunque, nei corsi di
giornalismo. L'importante è che si conservi la capacità di discernimento, con la meticolosa verifica delle fonti. Alla luce
dei fatti, questa la nostra ricostruzione (in parte già anticipata sulla
Gazzetta). L'uscita di casa si è verificata dopo le ore 15 di venerdì 6 agosto.
Cosa importante, perché, se ormai è chiaro che l'avvistamento certo in località
Petto di Coppe tra le 17,10-17,45 è l'unico punto fermo, di fronte al quale
cade(va) sempre qualsivoglia altra ipotesi, ne consegue che la giovane ha
girovagato per ore nella stessa zona, non intenzionata ad allontanarsi dal paese.
Del resto, appartenevano senza dubbio a Carmela le impronte delle scarpe, lungo
un percorso campestre, individuate con acume investigativo prima dalla locale
Polizia municipale all'imbrunire e in piena notte (verso l'una di sabato) da
Giambattista Breglia, nei pressi della masseria paterna, in località Finata,
che lui conosce a menadito. Tracce riconosciute e confermate con lucidità dal
padre.
Da tale zona, dove poi ha trovato la morte, Carmela, forse ancora capace
di intendere ma non più di volere, non si è mai allontanata, non più cercata da
chicchessia. Di più, alle 2,30 di sabato 7 agosto lei, capelli sul volto e con una maglietta dalle luminose scritte
bianche come su due strisce, ha attraversato la strada nei pressi del capannone
della stessa masseria, dove si è momentaneamente rifugiata. Neppure tre ore
dopo, sono stati ascoltati lamenti/litanie
provenire dall'adiacente boscaglia. Verso le sei è stata vista sulla
collinetta limitrofa, mentre se ne ascoltavano parole incomprensibili a voce
alta nella piantagione confinante. Tutti segnali liquidati come suggestioni. Lo
stesso giorno è stata cercata anche con gli elicotteri e nel canalone del
ritrovamento non c'era. Domenica sera il territorio, nel raggio di poche
centinaia di metri, è ripiombato nella solitudine e silenziosità di sempre. Tra
martedì e mercoledì sera le ultime grida, poi più nulla.
Che abbia provato a
nutrirsi, lo stabilirà la perizia necroscopica eseguita dal prof. Alessandro
Dell'Erba, dell'Università di Bari. In quei giorni, però, ha aperto a sassate
delle angurie, che ha assaggiato? Poi stanchezza e annebbiamento ne hanno
causato la fine. Nel caso di Carmela, dunque, hanno avuto un ruolo determinante
la mancanza di un'adeguata unità di crisi, un difetto generalizzato di
comunicazione e talune strane incertezze organizzative nelle ricerche, davvero
incomprensibilmente troppo brevi, oltre a un tentativo di depistaggio
involontario, considerando a parte la decisa volontarietà dell'allontanamento
della ragazza, colpita da tempo da una forma depressiva psicotica, cioè dalla
fatica di essere se stessa.
Salvatore Verde
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