Con gli Evangelisti di VINCENZO D'ACUNZO il restauro della Cattedrale è in fase di completamento
venerdì 26 dicembre 2008
Con gli Evangelisti dell'artista Vincenzo D'Acunzo
il restauro della Cattedrale è in fase di completamento

 

Image Si svolgerà domenica 28 dicembre nella plurisecolare cattedrale della Ss. Annunziata la cerimonia ufficiale di presentazione ai fedeli dei quattro grandi quadri ovali raffiguranti gli evangelisti Marco, Luca, Giovanni e Matteo. Mons. Francescantonio Nolè, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, benedirà le suggestive opere pittoriche, ciascuna in unico esemplare ma tutte uguali per forma e grandezza (cm 167 per 120 di diametro).

Realizzate (nel citato ordine) da Vincenzo D'Acunzo, talentuoso artista lucano di consolidata fama, le sacre immagini sono di acuta bellezza ritrattistica e seducente figuratività compositiva e cromatica. Anzi, i dipinti sembrano quasi doppiamente portatrici della metafora arte e vita religiosa, attraverso i volti sereni, le posture naturali e i simboli storicamente stratificati dei principali narratori della "lieta notizia dell'evento e dell'avvenimento di Gesù", così come accreditati dalla tradizione.

Image Per una maggiore fruibilità da parte del pubblico non solo diocesano, in questo periodo natalizio, saranno posizionate nell'absidale fino al 31 dicembre e poi nell'adiacente sagrestia, prima di essere definitivamente collocate (dopo il 10 gennaio) nell'alto delle navate laterali. (Tali originari spazi sono vacanti da decenni anche a causa di un devastante doppio incendio, scoppiato casualmente nel freddo buio della notte dell'8 e poi dell'11 novembre 1988, quando solo le mura perimetrali della chiesa rimasero in piedi).

Dopo due mesi di studi e documentazione, in aprile dell'anno in corso erano pronti i bozzetti ("offerti in miniature a matite colorate"), poi discussi, supervisionati e apprezzati dallo stesso Vescovo Nolè, oltre che dal parroco don Battista Di Santo. L'autore, infatti, si è confrontato con loro "sui motivi ispiratori e sui significati anche riattualizzati. Ma le obiezioni non sono mai state sostanziali, anzi ho registrato una stimolante sintonia. Obiettivo dichiarato e perseguito era quello di rendere l'armonia dei dipinti con il contesto interno del tempio".

Image Dunque, con ammirevole puntualità verso la committenza, D'Acunzo ha consegnato contemporaneamente i suoi ritratti. San Matteo (autore del primo Vangelo canonico, è raffigurato con il sovrastante Angelo volutamente reso etereo e smaterializzato in una nebulosità visceralmente primordiale; netto il rimando al gabelliere e al prezzo che ciascuno dovrà pagare alla fine). San Marco (autore del secondo Vangelo canonico, con il simbolo del leone alato, proiettato nel futuro della Laguna dove la parola di Dio sembra dipartire su una piccola gondola, con la basilica veneziana sullo sfondo. È l'unico dipinto con un'apertura scenografica, una finestra sulla mondanità). San Luca (ha scritto il terzo Vangelo, raffigurato con il bue alato; il quadro è quasi una sintesi metalinguistica della storia dell'arte sacra - il Santo è non a caso protettore dei pittori -  con il rimando interno alla raffigurazione della Madonna, ma anche un possibile riuscito ed impegnativo autoritratto interiore, a ben guardare su uno sfondo iperlavorato). San Giovanni (l'apostolo del quarto Vangelo,  con l'aquila-rapace a simbolizzare la "cristologia alta" di una spiccata personalità, è l'unico in piedi, oltre che di aspetto giovanile nella sua senilità, come un sicuro falconiere che ha il dominio dei mezzi dei quali dispone).

Image Tutti gli Evangelisti sono collocati in una dimensione altra, con i piedi dentro la santità della loro Fede, perciò invisibili ai nostri occhi. Ma qualsiasi committenza riflette anche il tempo della esecuzione, e questa non fa eccezione (si osservino i particolari riferiti alla luce a spirale, alle monete in euro, alla lattina di diluente alla nitro, alla postuma collocazione scenica nella laguna veneziana).

All'inizio, quella di San Matteo era l'unica effigie richiestagli, ma mons. Nolè ha poi voluto con immediatezza che D'Acunzo eseguisse anche gli altri quadri. Tutti destinati a completare il lungo e complesso restauro artistico-culturale dell'imponente Cattedrale del XV secolo, all'insegna di una nobile tradizione tursitana che ha illustri precedenti nei secoli trascorsi. Ispirati alla contemporaneità, anche umana e locale, i quadri rimandano a un'adesione empatica e cristiana al lieto messaggio, assolutamente serena e del tutto priva di tensione drammatica. L'ancoraggio dei singoli protagonisti dei racconti della vita di Gesù ai rispettivi simboli è naturalmente assai evidente; ciascuno è caratterizzato pure da un riuscito tentativo di oppositiva sintesi temporale (passato-presente e futuro), con un elemento apparentemente estraneo e decontestualizzato, quasi a sottolinearne non solo l'ispirazione divina ma pure la forza tuttora avvertita ad agire verso il bene che proviene dalla Luce. La quale illumina soprattutto la mano di chi scrive. La stessa che non possiamo escludere abbia guidato il talento del pittore. Con tutta probabilità, continuerà ancora la collaborazione di D'Acunzo con la Curia.

Salvatore Verde

 

L'artista Vincenzo D'Acunzo

Vincenzo D'Acunzo Nativo di Padula, in provincia di Salerno, ma con una vita trascorsa proprio a Tursi con la famiglia, l'eclettico Vincenzo D'Acunzo, maturo ma ancora giovanile cinquantottenne, con le ultime produzioni consolida la meritata fama anche di straordinario pittore figurativo, immaginifico e ingegnoso al contempo. Capace di appagare anche l'accademismo critico più esigente con il suo riconoscibile stile ormai sicuro, fine e prezioso. Ma non va dimenticato il magnifico gruppo con Sant'Andrea Avellino dello scorso ottobre, con il quale dipinto si condivide la tecnica ispirata della trasfigurazione di volti "locali" (ma presto ir-riconoscibili).

Per completezza, pure le sue raccolte di poesie ("Tursi, pane casereccio", del 1973, e "Sulle rive dello Jonio. Raccolta di poesie", 2004) andrebbero rilette, riconsiderando l'intero ed evolutivo percorso artistico iniziato da bambino in collegio (come ama ricordare). Dopo un lungo processo formativo, D'Acunzo ha insistito in una personalissima e stimata ricerca, sintetizzata dalle sue "mininstallazioni", opere polimateriche con materiali riciclati, rigenerati e colorati, quindi "sull'uso dei materiali poveri" (dal 1978), che approda all'arte del riciclaggio (nel 1992) e sfocia nel successivo "momento mitologico". Appare evidente la direzione intellettuale verso forme astratte, concettuali e metafisiche delle fondamentali espressioni del suo essere artista e della stessa condizione umana nell'arte (e, altrove, indagatore dell'universo femminile in particolare). Cosa che gli impone oggi un certo ripensamento "filosofico" non ancora completato, perciò foriero di ulteriori sviluppi creativi.

Spirito inquieto e non facilmente ri(con)ducibile in schematismi di scuole o correnti, seppure impregnato di vasta cultura artistica, l'autore ha maturato proprio con gli Evangelisti una originale sintesi d'ispirazione compositiva, nell'utilizzo coerente della luminanza, con la gradazione della colorazione e l'interno dinamismo scenico, che agevola la percezione anche subliminale del senso sprigionato dell'immanente trascendente. E questo può avvenire solo nella perfetta aderenza al messaggio cristiano, perciò fedele all'iconografia classica, nella piena consapevolezza della funzione dell'arte in un luogo di culto, senza inutili forzature o provocatorie ibridazioni devianti ma anche senza ambigui eccessi polisemici. I quattro ritratti, marcano sostanzialmente uno spartiacque nella sua vasta produzione pluridecennale ("è quasi mezzo secolo che dipingo, in pratica senza mai smettere", afferma). Tanto lavoro propedeutico-preparatorio e tanto virtuosismo tecnico convergono progettualmente in lui per rendere seducente il sincretismo della bellezza dei volti e dei corpi, dunque della verità anche percettiva.

In tal modo D'Acunzo si colloca stabilmente e con ampio merito tra i maggiori rappresentanti contemporanei dell'arte (sacra) non soltanto in Basilicata, oltre che geniale ritrattista di eccelse qualità. Nelle sue opere riscopriamo il suggestivo fascino del realismo poetico che suscita stupore, restituendoci "l'hic et nunc artistico la cui esistenza unica è irripetibile nel luogo in cui si trova",  ovvero l'aura dell'unicità autentica contro la serialità e il valore dell'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, per dirla con l'indimenticato Walter Benjamin.

s.v.

La Cattedrale della Ss. Annunziata.

Sorta nel XV secolo, accanto alla preesistente chiesetta del 1300  oggi adibita a sagrestia, la chiesa principale di Tursi e della Diocesi di Tursi-Lagonegro (dal 1976 con tale denominazione) è un mirabile esempio strutturale a croce latina e a tre navate con un forte impatto visivo di maestosa austerità nella sua essenziale geometria architettonica. I primi lavori di ampliamento e restauro furono effettuati già prima del 1546, quando divenne Cattedrale della Diocesi di Anglona e Tursi, per volere di papa Paolo III che vi trasferì la Diocesi di Anglona. Pur tra rifacimenti e adeguamenti successivi (negli anni 1718-28 fu costruito il campanile e sistemato l'organo a  canne; nel 1930-40, dopo il crollo del soffitto ligneo, si apportarono modifiche strutturali all'interno), il tempio conteneva antichi documenti e libri, dipinti, decorazioni, armadi e arredi sacri e altri preziosi oggetti, tutti irrimediabilmente perduti. Poi il lento lavoro di recupero, ristrutturazione e restauro, con i finanziamenti pubblici e della Chiesa, ma anche attraverso significativi contributi e donazioni di singoli privati.

La riapertura al culto è avvenuta prima del trasferimento nell'arcidiocesi di Brindisi e Ostuni del precedente vescovo mons. Rocco Talucci. In seguito, il vescovo mons. Francescantonio Nolè e  il parroco don Battista Di santo, appena arrivati, hanno tentato di rimediare in modo efficace ed accorto al depauperamento complessivo. Tra gli altri interventi, è stata ricostituita la collezione delle immagini dei vescovi diocesani, sistemati ai muri i marmi e altri lapidei contenenti  iscrizioni, acquistato il massiccio portone bronzeo dello scultore Eduardo Filippo e i due quadri giganti di Luciano Longo, mentre nelle due nicchie della centrale facciata esterna sono state collocate le statue di ant'Andrea Avellino e del Beato Domenico Lentini, scolpite in pietra di Lecce a grandezza reale da Roberto Koliotassis. Mons. Francescantonio Cuccarese, tursitano, arcivescovo emerito di Pescara-Penne oltre che canonico della Basilica di San Pietro in Roma, ha donato il nuovo organo a canne (inaugurato il 7 gennaio 2007), mentre diverse famiglie hanno offerto banchi e panche. Un ulteriore arricchimento primario è costituito proprio dalle opere d'arte.

s.v.