Il prof. Corrado Veneziano è tra i massimi studiosi di dizione
giovedì 30 settembre 2004
Roma - Il prof. Corrado Veneziano, 46 anni, è tra le massime autorità nel campo della linguistica e dizione dell’italiano. Con esperienze televisive (ci rivela il prossimo debutto come autore cinematografico), è anche uno stimato regista e attore teatrale (ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler), avendo firmato numerosi allestimenti teatrali, tra i quali: “Il trucco e il travestimento”, “I Canti Orfici”, la rassegna “A che servono i versi se non per la rugiada”, realizzato in collaborazione con Edoardo Sanguineti. Per la Rai, è stato attore protagonista della fiction “Una cattedrale, una storia…”, con la regia di Costantino Foschini, e coprotagonista in “Scuola serale professione killer” di Alberto Sironi. Ha firmato anche la regia di tre opere video, tra fiction e documentario: “La città delle differenze”, “Gran Magic Circus. Un G4 molto sobrio”, ”Sedìcipersone. Le parole negate del bombardamento della Tv di Belgrado” (quest'ultimo documentario, pubblicato dagli Editori Riuniti, sarà in libreria dal prossimo novembre accompagnato dal volume "Se dici guerra umanitaria". Il testo si avvale degli interventi dei curatori C. Veneziano e D. Gallo, e di A. Catone,  G. Chiesa, T. Di Francesco, M. Maggioni, P. Matvejevic e U. Villani). Persona gentilissima e di rara disponibilità, oltre che geniale, anzi “un pozzo di scienza”, direbbero i compaesani, i quali lo festeggeranno con la famiglia in primavera, quando per volere del sindaco Salvatore Caputo e dell’Amministrazione comunale, sarà  annoverato tra i ”cittadini benemeriti di Tursi”, la massima onorificenza tributata proprio a chi è nativo della “Città della Rabatana, della Diocesi e di Pierro”. Ultimo di quattro figli (con Cesare, Enzo e Giulia) di Salvatore Veneziano e Letizia Ragazzo, nato nel 1958, si è trasferito a Bari con tutta la famiglia quando aveva sei anni. Trascorre le vacanze estive a Maratea e sovente ritorna in paese, con discrezione, a far “visita parenti”.
Professor Veneziano,
Per favore….
Scusi, ma, pur conoscendoci da bambini, la nostra è stata un’amicizia solo potenziale.

Si può ricominciare.

Troppo buono. Ma… il bel parlare aiuta il pensiero?
Nella straordinaria complessità di ogni essere umano, le dimensioni più raffinate ed elaborate sono proprio loro: quella del linguaggio e quella del pensiero. E' ovviamente complicato definirne reciprocità e condizionamenti, ma è evidente che un esercizio corretto del linguaggio - soprattutto in chiave argomentativa - abbia positive conseguenze da un punto di vista cognitivo e neurologico. Parlare bene (padroneggiare elementi retorici di una discussione o relazione, scandire un discorso, organizzarne tempi e cadenze) ci aiuta a orientare il nostro pensiero: permette un’autovalutazione continua e puntuale delle nostre proposizioni. Diventa, in altre parole, un banco di prova per un pensiero più organico e strutturato. Insomma, un'attenzione più alta nei confronti del nostro modello di comunicazione - scritta e orale - si traduce inevitabilmente in maggiore ricchezza e razionalità intellettuale.

Perché è importante la dizione?
La dizione è importante, ma va chiarito che questa non si limita a una semplice adesione alle regole di pronuncia delle parole. Dizione è un termine un po' abusato (forse generico) ma essa è legata a dimensioni muscolari, fisiche, musicali, espressive, oltre che fonetiche e ortoepiche. Usare una buona dizione è innanzitutto una forma di rispetto nei confronti dei nostri ascoltatori: elimina ambiguità percettive, cantilene, trascinamenti o "mangiamenti" di sillabe e parole. E permette alle nostre frasi di vivere con aria, sonorità, respiri altrimenti impoveriti e ridotti.
La conoscenza del dialetto aiuta e quanto i bambini ad apprendere il buon italiano e le lingue straniere?
Parlare il dialetto significa saper nominare le cose in un altro modo, arricchendo quegli stessi termini di altre angolazioni e punti di vista. Parlare il dialetto aumenta la nostra versatilità espressiva e fonetica, il nostro bagaglio lessicale e sintattico, e attiva infine quelle aree cerebrali deputate all'apprendimento e all'uso del linguaggio. Imparare il dialetto significa quindi riappropriarsi della propria lingua madre, rendendola integrata e alleata della nostra lingua nazionale, aumentando ancor di più la disponibilità ad acquisire e gestire altre lingue e altri codici.A cosa stai lavorando attualmente e dove ti porta la personale ricerca?Ho due direzioni professionali che percorro: una più scientifica (legata al mio lavoro di docente di linguistica) e l'altra più artistica (relativa alla mia esperienza di regista teatrale e televisivo). Spero di approfondirle entrambe: sto scrivendo un testo sul fonosimbolismo (su come già nei suoni delle parole si nasconda una spiegazione del loro contenuto), e sto preparando un film per il cinema sulla manipolazione della realtà da parte di strutture tecnologiche avanzate. Spero di arrivare a legare questi due mondi: mostrando quanto il primo (quello più scientifico), privo di una coscienza artistica e creativa, sia destinato a impoverire e disperdersi. E viceversa.
Una curiosità: il modesto parlare di quest’intervistatore potrebbe certo migliorare molto?
Si, ma per il perfezionamento basterebbe poco. Hai un addolcimento dei toni aspri.

Appunto.

 

Scheda - Appena ventiduenne, nel 1980, Corrado VENEZIANO si è laureato in Lettere moderne, con lode, all'Università degli Studi di Bari. Dopo numerosi incarichi, dal 1999 è docente di Linguistica e di Dizione (nei corsi di laurea in Regìa e in Recitazione) all'Accademia nazionale d'arte drammatica "Silvio d'Amico" di Roma, presso la quale insegna anche Didattica della lingua italiana e dei suoi dialetti nel biennio di specializzazione post-universitario in "Pedagogia Teatrale", gestito in collaborazione con l'Università La Sapienza della Capitale. Inoltre, dal 2000, è professore a contratto di Sociologia della comunicazione nell'Università dell'Aquila. Collabora, inoltre, con lezioni di "fonetica e prosodia della lingua italiana", con prestigiose università internazionali, tra le quali Harvard, Boston e Cambridge. Tra le principali pubblicazioni, ricordiamo: “Giuochi di parole: apparato fonatorio, pronuncia delle parole in lingua italiana” (1988); “L'istituzione scolastica tra formazione e informazione”, in F. Frabboni, F. Pinto Minerva, G. Trebisacce (1995); “Il barone e il clandestino. Università e intercultura tra arte e scienza”(1996); “Intercultura e programmi Brocca”, in F. Pinto Minerva (a cura di), Le parole dell'intercultura (1996); “La favola dell'alfabeto. Corso di dizione per bambini (e non solo…)”(1997); “Manuale di dizione, voce e respirazione” (1999); “A quando un curricolo di arte, musica e spettacolo per le scuole secondarie italiane?”, in E. Nacci (a cura di), Prevenzione in attività scolare, Pubblicazione dell'Ordine dei Medici delle province di Bari, Brindisi, Matera (2000).

Salvatore Verde