Elezioni: intervista a Salvatore Caputo candidato sindaco della Cdl
giovedì 16 maggio 2002

Tursi – Durante una pausa della politica porta a porta per chiedere il voto, abbiamo parlato con il candidato alla carica di primo cittadino della lista n°2 “La Casa delle Libertà. Caputo sindaco". Salvatore Caputo, 53 anni compiuti lo scorso 20 novembre, coniugato e con due figli, Brigitta, neolaureata in Giurisprudenza, e Antonio, laureando in Lingue e culture Europee, lavora come infermiere professionale presso l’ospedale di Policoro. Dopo una lunga militanza socialista, durante la quale ha conosciuto “gioie e amarezze della politica” ed è stato anche sindaco di Tursi negli anni 1985-87, oltre che, per un breve periodo, presidente della Comunità Montana Basso Sinni, nel 1997 ha aderito a Forza Italia. Di forte temperamento e non aduso a sottrarsi dall’assunzione diretta di responsabilità, è sicuramente un tursitano verace e pugnace, oggi con una consapevole maturità e pronta autoironia.

Quali le ragioni del rinnovato impegno diretto? In fondo, si tratta di un ritorno, avendo già fatto il sindaco e con merito. Già la positiva valutazione attestatami sarebbe un buon motivo ed un ulteriore stimolo. In realtà il nuovismo locale improvvisato ha sostanzialmente fallito e non ha prodotto nè risultati né personalità di rilievo, dopo la tremenda crisi dei partiti. Inoltre, ho sempre continuato in questi anni un solido impegno politico-sindacale.

Tursi è un paese vivace sicuramente, quali le caratteristiche principali di un buon sindaco per amministrare bene? Come sempre, i candidati sono tutte persone degnissime.Certamente non basta essere solo “una brava persona”, perché nel privato lo siamo praticamente tutti. Occorrono costantemente esperienza, intelligenza, dinamismo, onestà, disponibilità, ma soprattutto la capacità di saper stare con i cittadini, imparando ad ascoltarli nella solitudine dei problemi quotidiani, e offrendo loro delle soluzioni concrete e motivatamente convincenti, sapendosi assumere tutti gli oneri che l’incarico comporta.

In caso di vittoria, dopo il ricompattamento (non) facile del centrodestra, come sarà formata la Giunta? Sa bene che parte coi favori del pronostico.

In un raggruppamento politico, un piccolo disagio è quasi fisiologico, anche per legittime questioni personali, tuttavia abbiamo tutti lavorato per un suo superamento sincero e autentico, anche con questi amici, sempre con serietà d’intenti. Se gli elettori così vorranno, ma occorre insistere fino all’ultimo per sollecitare e stimolare un più ampio consenso, l’organigramma premierà nell’ordine certamente i candidati più votati, liberi perciò di conseguire il risultato migliore, rispettandone la loro disponibilità culturale e professionale, ma senza restringere o comprimere la necessaria pari dignità riconosciuta a ciascun partito del Polo e alle forze sociali presenti con noi in lista. Per quanto riguarda il possibile allargamento a sei assessori, come da norma, ciò potrebbe avvenire solo compatibilmente con la disponibilità del bilancio, evitando ulteriori oneri e tassazioni per i cittadini, essendo noi tutti intenzionati, anzi, ad accettare il minimo dell’indennità prevista. Comunque la valutazione sarà fatta successivamente.

Quali i punti più qualificanti del programma amministrativo? Riferiti però alle competenze assegnate all’Ente locale, oltre le dichiarate buone intenzioni. E cosa può fare realisticamente un’amministrazione per migliorare la qualità della vita della comunità e per affrontare e risolvere i problemi più complessi? Sono note le risorse modeste dei piccoli comuni, a fronte della garanzia del mantenimento di molti servizi. Una svolta gestionale ci può essere, dunque, solo coinvolgendo i cittadini nelle scelte e nelle priorità, mantenendo un rapporto proficuo e diretto con loro. Ma la vera novità va colta nell’attivazione di un adeguato movimento economico, capace di produrre sviluppo e occupazione al nostro livello, fondato sul dinamismo agricolo, artigianale e imprenditoriale dei privati, ai quali vanno garantiti l’approntamento di infrastrutture, l’eliminazione di lacciuoli e vincoli burocratici, la certezza di tempi e atti amministrativi, i sostegni e le incentivazioni per chi investe, soprattutto nel centro storico, creando posti di lavoro forse non fissi, ma comunque sicuri per i giovani e i tanti disoccupati, puntando inoltre sul binomio turismo e cultura. Certo non si può continuare con una tassazione esosa, occorre pagare tutti per pagare meno. E poi, bisogna garantire l’efficienza dell’ordinaria amministrazione, dei servizi sociali per gli anziani e i meno fortunati, delle scuole, della pratica dello sport, con i criteri di una azienda moderna nella gestione, responsabilizzando i cittadini e i dipendenti. Insomma, “riaprire la casa comunale a tutti i cittadini”, per me non è uno slogan ma una dichiarazione di intenti programmatici.

 

Salvatore Verde