Il libro "Schermi riflessi fra cinema e televisione" del critico ARMANDO LOSTAGLIO
mercoledì 24 novembre 2010

  Il libro "Schermi Riflessi fra cinema e televisione" del critico Armando Lostaglio

Non capita tutti i giorni di avere tra le mani libri che, a dispetto del sobrio formato, trasudano grandi idee (doni ormai rarissimi), autenticità di impegno (uno scandalo per i trasformisti prezzolati e gli opportunisti di professione) e rigore analitico (sovente si parla di cose che non si ri-conoscono).

Nonostante che non sia un saggio lungo, ma articolato si, anzi, forse proprio per tale scelta, "Schermi Riflessi fra cinema e televisione" (EditricErmes, 2010) di Armando Lostaglio appartiene con ragione a quella categoria di edizioni, offerto al lettore e spettatore sensibile che ama l'arcano disvelamento dei segreti delle immagini, volendo per scelta essere attento e partecipe dei nostri obliqui tempi duri. Giornalista, poeta e narratore, soprattutto critico cinematografico, l'autore è anche vicepresidente del Cinit-Cineforum Italiano e tra i fondatori dell'ormai glorioso "V. De Sica", cineclub beniamino del placido Rionero in Vulture (paese natale dove vive con la famiglia).

Presentato a settembre, nell'ambito dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, la raccolta (mono)tematica di suggestioni culturali e di recensioni cine-televisive già pubblicate su varie testate giornalistiche e on line (Tursitani.it lo annovera tra i più autorevoli e puntuali collaboratori da sempre), si avvale di un'acuta quanto breve prefazione di don Ermis Segatti, referente alla Cultura e Università dell'Arcidiocesi di Torino, anche co-autore di un ricordo del poeta Edoardo Sanguineti,  e di un altrettanto sintetica postfazione  incuneante dello storico Lucio Attorre.

Non proprio ordinati cronologicamente, dal settembre 2009 a giugno del 2010 (con un contributo della figlia Chiara Lostaglio, è sua l'intervista a Citto Maselli), gli articoli - schermi riflessi nella luce della scrittura - di Armando sono tutti attualissimi, di assai godibile lettura e di lancinante inquietudine e problematicità intellettuale, oltre che di assoluto impegno civile e morale, non disgiunti da un'acuta sensibilità di credente. I "pezzi", infatti, sono (col)legati dalla sottile linea rossa protesa a un'idea valoriale della cultura non soltanto audiovisiva; quasi un montaggio di stimoli, allusioni, dati, suggestioni, rimandi, al fine di ottenere un ribellistico, indignato e coerente mosaico scaturito dalla (re)visione del personalissimo palinsesto. Non a caso l'autore esalta il programma di Enrico Grezzi, "Blob, la televisione che diventa cinema evoluto", ma sono tantissimi i maestri, anche di vita, e gli autori citati nelle 66 pagine. In  modo ammirevole, si vuole scuotere lo stato di zombismo individuale e il sonnambulismo sociale che pervadono il letargico pubblico televisivo intergenerazionale, interculturale e interclassista, come usava dire una volta; quando ancora si battagliava sui meriti e i bisogni e si andava alla ricerca del tempo perduto, o quando aveva un senso interrogarsi sull'uomo senza qualità e sullo stato dei delitti e delle pene, perché anche la memoria spettatoriale era immaginativa, alfabetica e in bianco e nero.

La civiltà (post)moderna caratterizzata dalla ipertecnicità soprattutto del mezzi di informazione ha prodotto pure l'anomia sociale, ovvero la mancanza del valore della norma. Privi di regole interiori assimilate, addita l'autore (e noi condividiamo), si fa fatica anche a gerarchizzare prodotti, opere e testi, confondendo  il valore con il successo, inoltre, passando dalla prevalenza del cretino alla società senza padri, dall'elogio dell'ignoranza  ai paravirtuosismi dei mediocri. La televisione finestra sul mondo, non sempre necessariamente cattiva maestra, tuttavia, è a volte effetto e più spesso causa di ammaestramenti dei mansueti e docili fruitori, imboniti voyeurs svagati, adusi a vedere senza guardare, ad ascoltare ma non a sentire. Lostaglio ci spinge, perciò, a (ri)guardarci eticamente e intellettualmente dentro e fuori, dal come eravamo all'anno che verrà, anche per dialettizzare oggi il senso del fare critica televisiva e cinematografica, andando oltre l'autoreferenzialità, il vuoto pneumatico e l'enciclopedismo saccente. Ad averne altri simili piccoli gioielli, di colta e spiazzante sincerità.

Salvatore Verde