Intervista a Carmela LAURIA, unico sindaco donna di Tursi, dal 18 luglio 1978 al 7 luglio1979
mercoledì 19 ottobre 2011

INTERVISTA A CARMELA LAURIA, UNICO SINDACO DONNA DI TURSI, dal 18 luglio 1978 al 7 luglio 1979

Accenni alla sua biografia.

Image Sono nata a Tursi nel 1956 e, dopo aver frequentato le scuole Medie nel mio paese, sono migrata a Milano, dove risiedeva già una mia sorella. Qui ho seguito dei corsi per impiegata contabile e la fortuna ha voluto che trovassi subito occupazione presso un'azienda di ceramiche, rendendomi operativa nel campo contabile. Dal 1969 al 1974, sono stata a Milano per quattro anni.

Ritornata a Tursi, poco prima di compiere i 18 anni, ho recuperato delle amicizie e ho cominciato a lavorare nella Cgil, curando il patronato Inca che si occupava di tutti i servizi e pratiche varie. Questa è stata un'esperienza fondamentale perché, oltre a formarmi a livello lavorativo, mi ha dato la possibilità di conoscere altra gente e mi ha fatto avvicinare alla politica attiva.

Lei è stata l'unica donna sindaco di Tursi. Come è iniziato il suo impegno politico?

Già nel 1976 ho iniziato in maniera più convita l'impegno politico, tanto che nel 1978, quando si tennero le amministrative locali, il mio partito, il Pci, decise di candidare i giovani per dare una ventata di novità e rinnovamento alla politica tursitana. Non a caso, la nostra è stata la prima amministrazione di sinistra dopo un trentennio di assoluta egemonia della Democrazia Cristiana. La nostra era una coalizione formata assieme al Psi e Psdi. Dagli accordi politici e dopo varie consultazioni, emerse la volontà della coalizione di nominare me sindaco. Cosi divenni primo cittadino di Tursi a soli 22 anni, con una giunta che comprendeva altri due assessori compagni del Pci.

I ricordi più intensi di quella esperienza.

Innanzi tutto devo dire che è stato difficile essere donna in un contesto politico sul finire degli anni Settanta, difficile essere donna a capo di un'amministrazione e difficile essere accettata. Le molte difficoltà, sono state superate sia con la mia grande determinazione e dedizione per una causa  sia con la vicinanza dei mie più stretti collaboratori. Senza dimenticare che i precari accordi, all'interno della coalizione, rendevano gli equilibri difficili e quindi si conviveva sempre con la possibilità che l'amministrazione potesse cadere. Difficoltà iniziali a parte, la gente seguiva con interesse la nostra iniziativa politica. Questo fa sicuramente piacere, perché allora, dopo un trentennio di governo marcato dalla stessa identità politica, finalmente un gruppo di giovani, pieni di idee, di coraggio e, un pizzico di incoscienza, stava cercando di cambiare il futuro, esponendosi in prima persona. Un altro aspetto che mi preme mettere in evidenza è il fatto che noi amministratori non percepivamo alcuna indennità per l'operato che prestavamo, quindi si governava per passione e senza scopo di lucro. Direi per vocazione. 

Quale eredità politica e amministrativa ha lasciato alla comunità?

Sicuramente ho cercato di dare più valore alla figura femminile, visto che allora, come forse anche oggi, la tanto acclamata parità dei sessi non sussisteva. Inoltre, ho sempre cercato di instaurare un contatto diretto con la gente, che per troppi anni era stata messa da parte e non veniva mai coinvolta nella vita amministrativa. Organizzammo così riunioni di quartiere, i consigli comunali erano sempre gremiti e c'erano tanti piccoli gesti che testimoniavano come eravamo seguiti, perché noi incarnavamo le stesse idee della comunità, c'era un comune sentire. Per quanto riguarda le iniziative portate avanti in questo anno amministrativo, voglio ricordare come riorganizzammo gli spazi e i locali pubblici, recuperando molte strutture che non venivano usate, per metterle a disposizione della collettività. Un esempio su tutti è rappresentato dall'apertura della scuola per l'infanzia situata a Sant'Anna. Abbiamo valorizzato le strade di campagna, tanto da realizzare altre bretelle stradali che ancora oggi esistono, come la strada per arrivare al "Pisone", alla "Valle del Monte", ma anche strade urbane ed extra-urbane come viale Sant'Anna, la strada per il Cimitero, lo svincolo della Sinnica. Queste sono state le nostre priorità: riprendere gli spazi pubblici e darli alla gente.

Cosa cambierebbe del suo operato e quali critiche sente di muovere al suo successore?

Un sogno che purtroppo ancora non si è realizzato, anche se qualcosa pare si stia movendo dopo quasi trent'anni, è sempre stato quello di vedere ripopolato il centro storico, troppo frettolosamente svuotato per riempire altre zone del paese. Presentanti con tutti i crismi, gli ottimi piani di fabbricazione si sono poi rivelati dei veri e propri ghetti e mi riferisco il Rione Europa ed al Rione Costa. Se tornassi indietro insisterei di più su questo punto, perché è importante che un popolo ricordi le sue radici e la sua cultura.

Critiche non me la sento di muoverle sul loro operato, piuttosto sui continui trasformismi che hanno da sempre contraddistinto la politica tursitana e di cui, anch'io mio malgrado, ho dovuto pagarne le conseguenze...

Come mai si è poi eclissata dalla vita politica? 

I motivi principali di questa mia scelta sono da ricercarsi soprattutto nell'ambito familiare, in quanto dopo la nascita del mio secondo figlio, siamo dovuti emigrare di nuovo al Nord per qualche anno per motivi di lavoro e cosi abbandonai sia il lavoro al sindacato che la politica attiva. Quando ritornai a Tursi nel 1987, non mi sono riconosciuta più in quel modo di intendere la politica e così ho preferito restare fuori, pur conservando le mie idee e ricevendo anche diverse proposte per rientrare attivamente, ma ho sempre declinato l'invito perché non esistevano i presupposti che io cercavo, in quanto prevalevano sempre più la mania di apparire e l'arrivismo di molti soggetti. Nel mio piccolo, però, insieme con la mia famiglia, non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di difendere il futuro dei nostri figli, come quando manifestammo contro le scorie a Scanzano Jonico nel 2003. L'esperienza amministrativa, comunque, è servita anche come esempio a me e alla mia famiglia, e ai miei figli soprattutto. Che hanno seguito l'esempio dei genitori, non chiedendo mai nulla a nessuno e uscendo dal loro paese per ritagliarsi uno spazio nella società. Posso dire che se lo stanno conquistando. Per questo sono fiera di loro, perché hanno dimostrato a loro stessi e a noi genitori che i valori trasmessi, se sono ancorati a ideali giusti, prima o poi pagano, senza aspettarsi nulla da nessuno, con la possibilità di realizzarsi da soli.

Salvatore Cesareo