Intervista a Filippo Ragazzo, due volte giovane sindaco di Tursi
mercoledì 26 ottobre 2011

INTERVISTA A FILIPPO RAGAZZO, DUE VOLTE GIOVANE SINDACO DI TURSI dal 20/11/1989 al 5/11/1990 e dal 7/01/1992 al 29/01/1993

Image Un accenno biografico.

Nato nel 1961 e diplomato a Tursi presso l'Itcg "M. Capitolo", mi sono iscritto alla facoltà di Economia a Bari, dove mi sono laureato giovanissimo, non avendo compiuto ancora i 24 anni. Subito dopo ho deciso di rimanere nel mio paese natale. Ho insegnato per un paio d'anni come supplente nelle sedi di Tursi prima e Tricarico dopo. In seguito ho vinto un concorso all'Enea come responsabile amministrativo,


dovendo cosi, mio malgrado abbandonare l'insegnamento per intraprendere questa nuova esperienza lavorativa che ancora oggi svolgo, con il ruolo di direttore amministrativo in una società partecipata dall'Enea, che detiene il 51%. La società, che si interessa di ricerca nel settore dei trasporti, della logistica e dell'energia e dell'IST, è un consorzio che associa l'Università di Salerno e altre cinque-sei società di caratura nazionale, tutte Spa: due facenti parte alla Finmeccanica, Ansaldo Breda e Ansaldo Trasporti, Sistemi Ferroviari e altre realtà sempre del Centro-Nord. Quindi, da undici-dodici anni la mia vita si divide tra il centro della Trisaia di Rotondella e Roma, dove ogni settimana mi reco per il mio lavoro.

Come è iniziata la sua carriera politica?

Appena terminati i miei studi universitari, avevamo formato un gruppo di giovani che facevano parte della corrente Dorotea della DC. Ricordo che con me c'erano Gianbattista Parciante, Piero Santamaria, Filippo Vinci, Salvatore Di Gregorio e altri. Entrammo in punta di piedi nel palcoscenico della politica anche perché in quegli anni c'erano due correnti all'interno della Dc, quella Dorotea appunto, che aveva come punto di forza Emilio Colombo, e quella cosiddetta di Base, che faceva riferimento ad Angelo Sanza. Dopo due o tre anni di gavetta, nel 1989, decidemmo di candidarci alle amministrative e subito ottenemmo la fiducia della cittadinanza, conquistando otto consiglieri su venti e formando una coalizione DC-Psdi. Tuttavia, a causa dei soliti giochi politici, la coalizione si trovò fragile e così dopo un anno il mio primo mandato finì. Seguì un anno intervallato in parte dal commissariamento e in parte da un governo (quale?, ndr) che francamente stento a ricordare di che orientamento fosse. Nelle successive elezioni ci ricandidammo ed ottenemmo una maggioranza ancora più schiacciante, con 10 consiglieri su 20. Questo ci confermò che la cittadinanza aveva creduto in noi.

Quali differenze politiche ha notato tra il primo ed il secondo mandato?

Tra il primo ed il secondo mandato, c'è stata sicuramente una maggiore maturità di tutti i giovani della mia squadra, anche perché la maggior parte di noi aveva un età compresa tra i 26 e i 27 anni. È normale che prestassimo più attenzione alle tematiche sociali, pur essendoci delle tensioni che venivano allentante dai partiti. Nel momento in cui, però, gli strappi erano divenuti troppo forti, come nel secondo mandato, abbiamo avuto il coraggio in 10 (non tutti erano della DC, ndr) di presentarci in Consiglio comunale e dimetterci, quando intorno a noi aleggiava un clima irrespirabile dovuto al terremoto di Mani Pulite.

Lei è  stato uno dei pochi a governare per due volte la città di Tursi. Cosa ha lasciato la sua politica?

L'esperienza è stata più che positiva perché mi ha permesso di crescere anche come uomo. Abbiamo lavorato molto, in proporzione al poco tempo in cui abbiamo governato, adottando una politica delle grandi opere. Grazie anche allo stretto legame con i politici romani, abbiamo potuto iniziare i primi lavori di sistemazione del convento di San Francesco; ricordo, infatti, che all'epoca arrivarono dei finanziamenti mirati che comprendevano anche il rione Rabatana e per le opere di gassificazione del territorio di Tursi che iniziò credo proprio sotto il mio primo mandato. Inoltre abbiamo portato il Distretto sanitario a Tursi grazie anche all'aiuto di Vincenzo Sarubbi, impegnato in quegl'anni nella Asl. I suoli alla zona PIP sono stati assegnati dalla mia amministrazione, con qualche scontento dovuto al fatto che non abbiamo potuto accontentare tutti; abbiamo cercato di dare una sistemazione dignitosa alle poche strutture sportive che avevamo, come il campo sportivo di Santi Quaranta ed il campo di basket, al quale io ero particolarmente legato per averci giocato tanti anni. Se non ricordo male attraverso l'accensione di un deposito presso il credito sportivo e in parte tramite la Cassa depositi e prestiti, riuscimmo a completare la copertura della struttura.

C'e' qualcosa che cambierebbe nel suo operato?

Non cambierei assolutamente nulla nel mio operato. Forse, parlando con la maturità di cinquantenne, ovviamente, alcune decisioni che sono state prese nell'amministrare il paese non le lascerei oggi ai partiti o alla politica e sicuramente non mi sarei lasciato condizionare dagli stessi partiti.

Il suo successore poteva fare di più?

Di criticare francamente non me la sento, perché amministrare un paese piccolo dell'entroterra come Tursi, con tutti i problemi che ha e soprattutto con la scarsità di risorse finanziarie che ci sono, non è per nulla facile. Ricordo che già verso la fine del mio secondo mandato, iniziò la politica che i comuni dovevano contare sulle risorse finanziarie che riusciva a racimolare all'interno della comunità, come la Tarsu e l'ICI, che poi è stata tolta. Sono fermamente convinto che chiunque sia stato ad amministrare dopo di me, abbia cercato di dare sempre il meglio di se stesso. L'unica cosa che mi viene da dire, a distanza di anni, è la presenza di un errore che viene compiuto anche dalla politica nazionale. Riguarda le opere per il sociale, come può essere una maggiore attenzione agli anziani, verso le strutture sportive, l'ambiente e la scuola, dove non ci può essere contrasto tra chi amministra e i cittadini utenti. Sicuramente, qualsiasi amministrazione poteva fare di più in queste direzioni, come anche la mia del resto, se ci fosse più unità d'intenti, perché sono temi che riguardano la collettività.

Dopo i due incarichi amministrativi, lei si è quasi eclissato dalla scena politica, perché?

Mi sono eclissato per motivi professionali, perché il mio lavoro mi porta via già tanto tempo fuori casa, ma anche perché nella mia breve esperienza amministrativa, mi sono reso conto che non sono un uomo che può scendere a compromessi. Perché amministrando inevitabilmente devi accettare delle situazioni e chiudere gli occhi su dei passaggi che francamente non fanno per me.

Salvatore Cesareo