Intervista a Nicola Gulfo, giovane sindaco di Tursi negli anni Ottanta |
sabato 12 novembre 2011 | |
INTERVISTA A NICOLA GULFO, GIOVANE SINDACO DI TURSI NEGLI ANNI OTTANTA (dal 21 marzo al 31 luglio 1984)Un accenno biografico. Ho 55 anni, esercito da 32 la professione di avvocato, essendomi laureato a 23 anni ed ho iniziato subito l'attività professionale. Vivo a Tursi, sposato e padre di due figli, entrambi studenti universitari. L'inizio della sua carriera politica. Comincia nel lontano 1977, a quasi 21 anni, quando sono stato eletto per la prima volta consigliere comunale, poi rieletto ininterrottamente per vent'anni, ricoprendo varie cariche assessorili, sempre nella Democrazia Cristiana e nella corrente della Sinistra di Base, facente capo in Basilicata all'on. Angelo Sanza. Con la fine della Prima Repubblica e la scomparsa dei vecchi partiti, sono stato sempre un moderato, mi sono anche candidato, e mi riferisco ad elezioni extracomunali, ma non ho preso tessere di partito. L'ho fatto come simpatizzante e principalmente nel 2000, quando mi candidai come indipendente nelle fila dell'Asinello. Allora per una manciata di voti non fui eletto consigliere regionale, anche se la cittadina mi rispose quasi in maniera plebiscitaria, confermando che il mio impegno era solo quello di dare una giusta rappresentanza al nostro comune in consiglio regionale che, oltre al nostro compianto Mario De Santis, non ha più avuto "eredi". Tra gli incarichi negli enti, sono stato anche Presidente dell'ArtigianCassa di Basilicata per cinque anni, ho fatto parte del Comitato di gestione dell'Ergal, ossia Ente per la gestione delle Acque lucane, che poi fu abrogato e sostituito oggi da Acquedotto Lucano (in questo ente ho fatto parte sia del consiglio di amministrazione e sia del comitato esecutivo sempre per la durata di un quinquennio). Inoltre ho fatto parte del consiglio comunitario della Comunità montana Basso Sinni e dell'allora assemblea dell'Asl, sempre in nome e per conto del Comune di Tursi. Il suo mandato, uno dei più brevi, cosa ha lasciato alla cittadinanza? Il mio mandato sindacale fu breve, anche perché in quella consiliatura io non ero stato nominato sindaco, ma subentrai al compianto Vittorio Labriola, il quale si dimise ed altri non intesero assumere quella carica. E visto che vigeva il sistema proporzionale, dove l'elezione del sindaco non era diretta ma scaturiva dal consesso comunale, allora composto da 11 consiglieri di maggioranza (dove uno venne meno), ricordo che io venni nominato con la maggioranza semplice di dieci consiglieri favorevoli. In quell'epoca, non essendo ancora in essere la Legge Bassanini, si espletavano numerosi concorsi e il sindaco li presiedeva. Riuscii così ad ultimare tutti questi concorsi. Mi viene in mente anche il fatto che c'erano da assegnare sei posti da operatori ecologici, e c'è gente che fu assunta nel mio mandato e che ancora oggi ricopre quel ruolo. Senza dimenticare l'assunzione di vari operai ed impiegati, salvando quei posti che altrimenti rischiavano di essere perenti in buona sostanza. Era anche l'epoca in cui si intendeva trasferire l'Istituto tecnico commerciale dalla vecchia sede, infatti, deliberammo il suolo nel rione Santi Quaranta e, riuscimmo ad avere tutti i pareri favorevoli, dando il via alla realizzazione del nuovo complesso dove ancora oggi è operativo, sebbene in sofferenza a causa del mutamento di tutto il quadro normativo. Si poteva fare di più per il paese? E' chiaro che anche io, sebbene nella ristrettezza temporale nel quale ho operato, avrei potuto fare di più, così come gli altri, predecessori e successori. Sempre si può fare di più, insomma, e c'è sempre una punta di amarezza quando si finisce, perché si lasciano cose insolute. Non ho inteso continuare perché dopo vent'anni vissuti in prima linea, nel 1997, ho creduto nel ricambio generazionale, anche se allora avevo solo 41 anni. Tuttavia, questo ricambio si è rivelato fallace ed improduttivo, vero è che a distanza di alcuni anni mi sono ritrovato di fronte ad una situazione particolare, che ho potuto verificare: il comune versava in una situazione critica sotto l'aspetto finanziario. Io ed un gruppo di amici, anche per questo abbiamo dato vita e forma all'attuale maggioranza comunale che ha vinto le scorse elezioni, anche se non avevamo avversari con il quale confrontarci. Dalla primavera del 2010, lei è amministratore comunale, come valuta fin qui l'operato? In questo breve periodo di tempo, abbiamo puntellato la situazione economica dell'ente, perché il comune era ed è ancora oggi per alcuni aspetti pieno di debiti pregressi, ascrivibili alle vecchie amministrazioni. Ma qualcuno ha negato questa situazione finanziaria precaria. No, i buchi c'erano e ci sono, anche se non voglio parlare di buchi e non voglio attribuirli a nessuno. Però in effetti è vero che abbiamo una situazione debitoria che deve essere per forza fuori bilancio dovuta a dei contenziosi che si sono sviluppati nel tempo. Ce ne sono due in particolare: uno di una ditta che ha gestito l'appalto del campo sportivo e che ci costa, e lo posso dire visto che abbiamo già pagato nel bilancio del 2010/2011 140.000 euro, ci costa 250.000 euro di spese in virtù di una condanna, o meglio, di un lodo arbitrale dove il comune è stato parte soccombente. Ve ne sono altri circa 300.000 euro da dare agli eredi di una famiglia tursitana (a Panevino, ndr), per questione espropriative che risalgono nel tempo, ed anche lì c'è una causa persa. E' sopraggiunta, ancora, una nuova sentenza in favore di un appaltatore delle opere infrastrutturali nella zona PIP di Ponte Masone, ed anche qui, con il contenzioso che si è protratto ed in virtù di una sentenza di seppur di primo grado esecutiva, dobbiamo metter mano per risolverlo. Quindi, come può vedere, come si fa a dire che non ci sono debiti. I debiti sono titoli giurisdizionali che i creditori possono esigere, se pur nel rispetto della normativa che consente i dovuti termini all'ente locale per poter adempiere, però è chiaro che chi amministra la cosa pubblica si trova con questo fardello debitorio. Non mi sento di dire che ciò è causato da tizio o da caio, appartiene però al Comune, alla storia politico amministrativa di Tursi, che nessuno può disconoscere, per quello che è. L'impegno nostro, ed io mi sono messo nell'amministrazione anche per questo, è quello di cercare di diminuire in maniera consistente questo debito, anche se viviamo in una situazione generale di crisi, in virtù dei tagli che lo Stato ha operato verso i comuni. E' pertanto una situazione molto particolare e noi ce la stiamo mettendo tutta, per poter risolvere questi problemi e c'è bisogno più che altro di tempo. In questo breve periodo, dunque, l'amministrazione ha posto le basi per un miglioramento della situazione, sperando in un futuro migliore. Salvatore Cesareo |