Lirica: la Turandot del Maestro Puccini. L'amore vince l'odio, ci addolcisce il cuore e bacia
domenica 12 febbraio 2012

Lirica: la Turandot del Maestro Puccini. L'amore vince l'odio, ci addolcisce il cuore e bacia i nostri occhi

Quando si parla dell'Italia non si può dimenticare l'Opera italiana, dove nasce e diventa famosa la canzone lirica. All'Italia sono legati i nomi di grandi compositori: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Giacchino Rossini, ma anche Mozart che in molte opere usa i libretti in lingua italiana. Ancora oggi le opere italiane sono le più rappresentate nel mondo.

Molti di coloro che abitano il nostro meraviglioso pianeta hanno canticchiato almeno una volta nella vita "io vincerò", senza sapere che queste parole fanno parte  dell'aria "Nessun dorma" della Turandot, una delle più belle opere del Maestro Giacomo Puccini (Lucca 1858- Bruxelles 1924). È un'opera in 3 atti e 5 quadri su libretto di Giuseppe Adami  e Renato Simoni, lasciata incompiuta dal Maestro Puccini perché morì e successivamente completata da Franco Alfano. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile1926, sotto la direzione di Arturo Toscanini il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, dopo l'ultima pagina completata dall'autore, rivolgendosi al pubblico con queste parole: «Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto». La sera seguente, l'opera fu rappresentata, sempre sotto la direzione di Toscanini, includendo anche il finale di Alfano.

Nessun dorma è intonata dal personaggio di Calaf all'inizio del terzo atto. Immerso nella notte di Pechino, in totale solitudine, il "Principe ignoto" attende il giorno nel quale potrà finalmente conquistare l'amore di Turandot, la principessa di ghiaccio algida e sanguinaria. L' orchestra incomincia a intonare il canto dell'amore, si alza il sipario e appare Turandot, la sua bellezza è tale da illuminare il buio, la sua voce diventa un appassionato canto, lasciando tutto il pubblico senza fiato. La principessa Turandot, figlia dell'imperatore, emana un editto: sposerà quel nobile che riuscirà a risolvere i suoi tre enigmi, colui che si sottoporrà alla prova senza successo sarà giustiziato.

La  crudeltà della bella principessa deriva dal fatto che una sua antenata è stata rapita e uccisa da un re straniero e lei ha deciso di vendicarla. Un giorno un mandarino comunica al popolo la volontà della principessa e annuncia che il principe di Persia ha fallito la prova e sarà decapitato. Tra la folla impaziente si fanno avanti Timur, re in esilio, con la fedele schiava Liù e un giovane che nessuno conosce, Calaf figlio di Timur, che tutti credono morto. Calaf rimane colpito dalla bella principessa tanto da chiederne la mano, dunque si sottopone alla soluzione dei tre enigmi. La gara comincia e Turandot propone al principe ignoto il primo enigma: qual è il fantasma che ogni notte si leva in volo e che con l'aurora sparisce per rinascere nel cuore? Calaf risponde: è la speranza. La bella principessa passa al secondo enigma: anche se non è fiamma pure guizza al pari di una fiamma, si raffredda nella notte, abbaglia se si sogna la vittoria e il suo bagliore è simile a quello del tramonto.

Calaf risponde: il sangue. I primi due enigmi sono risolti ora non resta che il terzo: gelo che ti dà foco, e dal tuo foco più gelo prende. Calaf risponde: Turandot. I tre enigmi sono risolti. La folla acclama il vincitore e la bella principessa prega suo padre di non consegnarla nelle mani del principe sconosciuto. Ma Calaf non vuole la sua amata con la forza, allora decide di sciogliere il giuramento solo se Turandot riuscirà a scoprire il suo nome prima dell'alba. Quella notte la principessa farà rapire Timur (il padre di Calaf) e la schiava Liù, ma neanche sotto tortura rivelano il nome del giovane. Turandot e Calaf si trovano da soli. Il principe rimprovera alla principessa la sua crudeltà e dopo la bacia con grande passione, con tutto l'amore che ha dentro, a quel punto Turandot sente il suo cuore tremare per la prima volta. Calaf rivela il suo nome, facendo dono alla principessa della sua vita, allora Turandot rivolgendosi alla folla dirà: Il suo nome è .... Amore!

L' amore e la passione  muovono l'opera lirica, tutto ciò che per noi è impossibile sul palcoscenico di un teatro si realizza con grande forza ed entusiasmo. L'amore vince l'odio, ci addolcisce il cuore e bacia i nostri occhi, perché l'amore è quel sentimento che più di tutti ci fa soffrire e che più di tutti ci arricchisce la vita. L'amore è come il vento che soffia ovunque per chiunque, è la vita il soffio dell'amore.

Antonella Gallicchio