La gazza ladra di Rossini. La Musica non ha padroni, è di chiunque l'ascolti o canti
sabato 29 settembre 2012

La gazza ladra di Rossini. La Musica non ha padroni, è di chiunque l'ascolti o canti

Le "ouvertures" di Rossini, sebbene composte in funzione dell'opera, per la loro maestosa bellezza sono entrate nel repertorio concertistico internazionale. In Rossini il ritmo e la sinfonia sono sempre vivi. La gazza ladra è una sua opera, su libretto di Giovanni Gherardini, e la sinfonia si riferisce ad un melodramma semiserio.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 31 maggio 1817 al Teatro alla Scala di Milano. L'opera, è resa immortale, nel repertorio sinfonico, grazie alla celeberrima ouverture. La trama è nata da un avvenimento realmente accaduto a Firenze. Nei pressi di palazzo Strozzi si trovava una colonna romana sormontata dalla statua della giustizia. Una nobile donna perdette una preziosa collana di perle e una delle sue cameriere fu accusata del furto e messa alla tortura. Incapace di resistere, la ragazza finì con il confessarsi colpevole e  fu impiccata. Poco dopo scoppiò un violento temporale e una folgore colpì la statua della giustizia infrangendo la bilancia dell'imparzialità. Uno dei piatti cadde a terra: esso conteneva un nido di gazze nel quale furono rinvenuti la collana e gli altri monili. Su questo fatto si basò Rossini, ma volle che l'opera avesse un lieto fine: fece cioè ritrovare gli oggetti rubati prima dalle gazze.

Casa Vingradito è in festa, a breve ritornerà il giovane Giannetto, partito per la guerra: i genitori Fabrizio e Lucia e i servitori preparano i festeggiamenti. Lucia continua a lamentarsi della serva Ninetta, che ha perso alcune posate di argento. Il marito Fabrizio invece protegge la ragazza perché figlia del valoroso soldato Fernando Villabella. Ninetta, dal canto suo, è felice del ritorno del giovane perché i due si amano. Finalmente Giannetto torna e le dichiara apertamente il suo amore: "Vieni fra queste braccia".  Giannetto si allontana con la famiglia per andare a trovare lo zio malato, lasciando Ninetta sola a contare le posate. In quel momento le si avvicina un mendicante, in realtà suo padre Fernando, che racconta la sua vicenda. Giunto a Parigi, aveva chiesto il permesso al suo generale di rivedere la figlia NInetta.

Al diniego ne è seguito un alterco che ha fatto innervosire Fernando. Nella lotta col generale viene però disarmato e poi condannato a morte, ma riesce a sfuggire grazie al suo commilitone Ernesto. Per campare, il padre chiede a Ninetta di vendere un suo cucchiaio con incise le sue iniziali: FV. A rovinare i piani del genitore e della figlia sopraggiunge il podestà Gottardo che, innamorato della giovane, spera di farla sua. In quel momento arriva Giorgio, servo del podestà, che gli porta l'identikit di un ricercato: Fernando Villabella. Fortunatamente, al podestà mancano agli occhiali e Ninetta, leggendo, s'inventa che il ricercato sia un giovane biondo e robusto. Il podestà cerca ancora di sedurre Ninetta, scatenando le ire di Fernando che gli intima di rispettare l'innocenza della ragazza. Allora Gottardo si allontana, meditando vendetta. Intanto, Ninetta accompagna il padre al nascondiglio, lasciando incustodite le posate.

Ne approfitta la gazza ladra addomesticata della famiglia, esce dalla gabbia e ruba un cucchiaio del servizio d'argento. Ninetta vende al mercante Isacco il cucchiaio di suo padre, verso il quale si dirige, ma viene bloccata dal ritorno dei Vingradito in compagnia del podestà. Lucia, con sommo disappunto, si accorge che manca una posata e si lamenta con Ninetta: Gottardo ne approfitta per insinuare l'idea che ci sia un ladro in casa. Tutti rimangono spaventati, dato che la legge prevede per il furto la pena di morte. Il Podestà, trionfante, ordina di arrestare la ragazza. In prigione, Ninetta riceve prima la visita di Giannetto, che non è convinto della sua colpevolezza, e poi quella, l'ultima, del fidato servo Pippo.

Intanto, passeggiando nel bosco Lucia incontra Fernando, che le chiede dove sia la figlia; allora lei gli riferisce dell'arresto e dell'accusa di furto. Mentre tutti si rassegnano al peggio, arriva Ernesto, il commilitone di Fernando, e Pippo gli racconta della condanna a morte della ragazza, ma proprio in quel momento la gazza gli ruba le monete e vola via, inseguita dal servitore. Quando Pippo arriva al nido del volatile trova le monete e le posate rubate. Siamo al lieto fine, che vede Ninetta e Giannetto ricongiunti, Fernando liberato e riunito con l'amata figlia e il Podestà che si sente divorato dal rimorso: "Ecco, cessato è il vento".

La Musica non ha padroni, è di chiunque l'ascolti o canti, e trasmetterà sempre un'emozione nell'anima di chi sa intendere. Movimenti, respiri, brividi, eccitazioni all'unisono si rivolgono ipnotizzanti a quel grande palco quando si abbassano le luci. All'improvviso orchestra, cantanti, coro, scena, pubblico, sono tutti intimamente uniti perché la musica non trovi ostacoli e scivoli nella profondità dei cuori.

Antonella Gallicchio