Mario Del Monaco, il "tenore dei tenori", la grande voce dal volume enorme
venerd́ 25 gennaio 2013

Mario Del Monaco, il "tenore dei tenori", la grande voce dal volume enorme con grande quantità di armonici

Il tenore Mario Del Monaco (Firenze, 27 luglio 1915 - Mestre, 16 ottobre 1982) nacque in una famiglia della buona borghesia con genealogie nobiliari. Fin dall'infanzia subì l'influsso delle ascendenze musicali.
La madre Flora Giachetti, fiorentina, era per il tenore la sua prima musa, una donna elegante che possedeva una bellissima voce, e il padre Ettore, napoletano, svolse per qualche tempo l'attività di critico musicale a New York. Dopo aver studiato violino come autodidatta, si rese conto che la sua reale passione era il canto. Il maestro Raffaelli ne riconobbe il talento e lo aiutò negli inizi. Frequentò il Liceo Musicale di Pesaro, dove studiò con il maestro Arturo Melocchi.
 
Successivamente fu allievo della scuola di perfezionamento del Teatro dell'Opera di Roma, dove il metodo di insegnamento, però, inadatto alle sue caratteristiche vocali gli procurò dei problemi. I maestri, infatti, traditi dalla sua esile figura, diressero Mario verso un repertorio lirico leggero, riducendo la sua voce al punto di quasi distruggerla. Il giovane Mario decise allora di ritornare a Pesaro dal maestro Melocchi e lì riuscì a ritrovare la combinazione congeniale alla sua voce naturale. Debuttò a Cagli nel 1939 nel ruolo di Turiddu in Cavalleria rusticana di Mascagni, mentre il primo successo risale al 31 dicembre 1940, nel ruolo di Pinkerton al Teatro Puccini di Milano. La vera svolta della carriera fu nel 1950 al Teatro Colón di Buenos Aires, con il debutto nell'Otello di Giuseppe Verdi, ruolo a cui legòindissolubilmente il suo nome.
 
Da quel momento gli si aprirono le porte dei più prestigiosi teatri del mondo,  in spettacoli passati alla storia dell'opera, collaborando con i più grandi artisti dell'epoca; da ricordare il sodalizio con Renata Tebaldi, sua partner in numerosissime recite, particolarmente di Otello, oltre alla frequente presenza alla Scala e negli altri principali teatri italiani. Il 21 giugno 1941 Del Monaco sposa Rina, compagna inseparabile di tutta la sua vita, e nacquero due figli, Giancarlo e Claudio. Dotato di carattere volitivo, ha saputo affrontare i dolori che la vita non gli ha risparmiato, superando il trauma umano ed artistico causato da un grave incidente stradale di cui rimase vittima nel 1963. Nel 1978 apparve ancora nel film di Dino Risi Primo amore, con Ugo Tognazzi e Ornella Muti.
 
Visse gli ultimi anni nella sua villa di Lancenigo di Treviso, dedicandosi all'insegnamento fino alla morte, avvenuta nel reparto di nefrologia dell'ospedale Umberto I di Mestre per un infarto, dopo un lungo periodo di dialisi renale. La municipalità di Treviso gli ha dedicato il Teatro Comunale e un monumento nella centrale Piazza della Borsa. È considerato, insieme a Giuseppe Di Stefano, il più popolare tenore italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. Le sue spoglie riposano nel cimitero centrale di Pesaro, avvolte nelle vesti di Otello da lui stesso disegnate. Possedeva una voce scura e di rara potenza, tipicamente di tenore drammatico, memorabili sono i suoi fraseggi scolpiti resi possibili da una voce possente. Mario Del Monaco riusciva a rapire il pubblico con la sua voce, sostenuta da fiati interminabili che riusciva a controllare magistralmente, consentendogli di passare con abilità dall'acuto alla mezza voce.
 
Il suo fraseggio era rinforzato da quello che è stato definito un diaframma d'acciaio; grazie alla conformazione della cassa toracica, i suoni sembravano emessi da uno strumento musicale e non da una voce umana. Del Monaco grazie alla sua potente voce ha avuto il merito di entrare perfettamente in ogni ruolo. Alla sua vita è legato un caso straordinario: nel 1953, le cronache giornalistiche dettero risalto al caso di Irene Mayer, una ragazza americana cieca, che asseriva di vedere solo quando Mario cantava, tanto da descrivere il maestro nei particolari, il suo abbigliamento e la posizione in cui si trovava. Da quando aveva perduto la vista nel 1949, l'unica ragione di vita della giovane era ascoltare Del Monaco.
 
Non è facile descrivere la voce di Del Monaco, perché solo ascoltandolo si può capire meglio quello che viene raccontato da chi ha avuto la fortuna di sentirlo dal vivo a teatro. La musica parla alla nostra anima, la emoziona, la fa sentire viva dentro di noi e parte di noi. Esistono meraviglie che passano davanti ai nostri occhi inosservate, soprattutto a chi non ha mai avuto la possibilità di vedere e può solo immaginare. La musica invece no, ti colpisce come un fulmine in un temporale, ti emoziona e ti aiuta a vedere dove gli occhi non potranno mai arrivare, nobilita le anime più aride fino a renderle capaci d'amare.

Antonella Gallicchio