Amelita Galli-Curci, unica, esemplare, irripetibile, un modello di gusto
sabato 02 marzo 2013

AMELITA GALLI-CURCI, unica, esemplare, irripetibile, un modello di gusto ed eleganza

Amelita Galli-Curci (Milano 18 novembre 1882 - 26 novembre 1963) è stata uno dei più ammirati soprani italiani di coloratura degli inizi del XX secolo. Era nata in una famiglia borghese ed ebbe subito l'importante possibilità di concentrarsi sullo studio del pianoforte, ma ad impressionare il pubblico doveva essere la sua splendida voce.
 
Una cantante autodidatta che riuscì ad impressionare Pietro Mascagni, che la incoraggiò a  proseguire la carriera operistica dopo averla ascoltata. Amelita Galli fece il suo debutto nel 1906 a Trani nel ruolo di Gilda in Rigoletto di Giuseppe Verdi, raggiungendo una grande notorietà in tutta Italia. Nel 1908 sposò il marchese Luigi Curci, e aggiunse il cognome del marito al suo. Il matrimonio non durò a lungo e i coniugi divorziarono nel 1920. Successivamente la Galli-Curci sposò Homer Samuels, il suo pianista accompagnatore. Nel 1922 il marchese Curci chiese al papa l'annullamento del matrimonio.
Le recite sconfinarono in Europa e in America del Sud, in particolare si può ricordare la Lucia di Lammermoor a Buenos Aires con Enrico Caruso nel 1915. Virtualmente sconosciuta, la Galli-Curci giunse l'anno dopo negli Stati Uniti, chiamata da Cleofonte Campanini, allora direttore musicale della Chicago Opera Association. La sua permanenza avrebbe dovuto essere di breve durata, ma le acclamazioni ricevute nel corso della sua interpretazione di Gilda in Rigoletto a Chicago il 18 novembre 1916  furono così entusiastiche che ella accettò un contratto con la Chicago Opera Company.
 
Nel 1921 la Galli-Curci entrò a far parte della Metropolitan Opera House di New York, rimanendovi fino al 1930, anno in cui si ritirò dalle scene operistiche. Da quel momento, si dedicò quasi esclusivamente ai concerti e fu ammirata soprattutto per aver affrontato con coraggio i suoi guai fisici. Non è un caso, infatti, che ancora oggi si parli del nervo Galli-Curci: operata alla tiroide nel 1935, il soprano milanese subì delle lesioni al nervo della laringe e questo le impedì di arrivare alle tipiche note del registro acuto. Il deterioramento vocale fu evidente nel corso di una interpretazione della Bohème nel 1936, un declino che la costrinse a ritirarsi in maniera definitiva dalle scene e a dedicarsi all'insegnamento del canto, attività che durò fino alla sua morte. Una delle sue principali allieve fu il soprano americano Jean Fenn.
 
Si può forse dire che il profilo timbrico di questa donna così elegante non era tra i migliori in assoluto, ma senza dubbio il suo canto brillava per agilità, dizione e fraseggio. Spesso si parla male dei soprani leggeri di un tempo, ma basta ascoltare una delle tante registrazioni di questa cantante per ricredersi, era unica, esemplare, irripetibile, un modello per gusto ed eleganza. La sua carriera poteva concludersi molto più tardi, ma gli eventi hanno voluto diversamente. Amelita Galli-Curci cantava  per trasmettere profonde emozioni al pubblico e renderlo ancora più partecipe.
 
Basta una sua frase per capire come considerasse il teatro, pronunciata in occasione del ritiro: "Non usiamo gli stessi giocattoli per tutta la vita!". E quel giocattolo lei lo ha reso divertente e coinvolgente, qualcosa a cui è impossibile resistere. La musica, infatti, è un misterioso incantesimo, suscita emozioni, risveglia ricordi; le note danzano su uno spartito e se ne distaccano per invadere dolcemente la nostra quotidianità; c'è un'armonia particolare capace di incarnarsi nell'anima e dare energia al nostro  cammino. E non si tratta soltanto di semplici note musicali, essendo melodie cantate dalle dolci e passionali voci liriche per rincuorare e far vibrare le nostre deboli anime.

Antonella Gallicchio