La setta dell'H2SO4 di Raffaele Pinto |
domenica 01 settembre 2013 | |
La setta dell'H2SO4 di Raffaele PintoQuando la violenza colpisce le donne, il mio animo si ribella, ha un sussulto incontenibile e l'indignazione raggiunge livelli di guardia. Che due bulli si scazzottino fuori da un bar all'ora di chiusura lo possiamo comprendere: non giustificare, attenzione, perché da una rissa può scaturire sempre una tragedia. Ma il mondo, purtroppo, è pieno di cretini e a questo, prima o poi, dovremo farci l'abitudine. Ma che un uomo si arroghi addirittura il diritto di stabilire se e come una donna debba continuare la propria esistenza è qualcosa di mostruoso ed inaccettabile. Perdonatemi la lunga introduzione ma quando ho cominciato ad interessarmi giornalisticamente della violenza sulle donne, in tutte le sue forme, non solo mi sono vergognato di essere uomo ma ho dubitato fortemente che la nostra peculiarità di esseri umani sia quella di essere razionali. Che il femminicidio sia omicidio tout court, mai giustificabile, non è cosa da discutersi. Ma, a questo odioso reato, nel quale anche l'Italia purtroppo rivaleggia con altri paesi del mondo, se ne deve aggiungere un altro che adesso è molto diffuso praticamente dappertutto, dall'Europa all'America Latina, dall'Africa all'Asia: mi riferisco allo sfregio permanente con l'acido. I numeri fanno paura. Al mondo, delle 500.000 persone aggredite ogni anno più o meno gravemente con l'acido solforico, 400.000 sono donne e la quasi totalità degli aggressori sono uomini. La cifra in sé è agghiacciante, inspiegabile per qualunque persona di buon senso. Ma sapere che una vendetta contro una ribellione ad una sopraffazione, un rifiuto ad un'avance troppo insistente o volgare, o semplicemente un atto d'indipendenza di una ragazza o di una donna possa portare un uomo ad acquistare freddamente una bottiglia di acido solforico e pianificare un'aggressione che ha sempre effetti devastanti, ebbene, questo mi ha davvero sconvolto. E la cosa peggiore è che queste orride forme di violenza non sono relegate a sobborghi degradati di paesi del Terzo Mondo: sono cose che succedono anche in Colombia, Messico, Argentina ed in paesi carichi di storia e di cultura come l'Iran e l'India.Il risultato di questa cultura malata è la crescita esponenziale di donne, anche giovani o giovanissime, che devono convivere con un viso che non è più il loro, con un'immagine deturpata dalla quale, e per sempre, è stata cancellata la felicità ed il sorriso. Per gli sfregi con l'acido solforico ci sono donne cieche, invalide, perennemente traumatizzate non solo e non tanto per la perdita della loro originaria bellezza ma perché ormai sanno che esistono al mondo uomini pericolosi, travestiti spesso da amici o parenti. Molte di queste donne e ragazze sono costrette, per la gravità delle ustioni chimiche, a non uscire più di casa e questo, ovviamente, le accompagna molto velocemente sulla strada della depressione e del suicidio. Fortunatamente alcune donne hanno deciso di ribellarsi a questa ulteriore forma di violenza, si sono associate e stanno lottando per far valere i loro diritti: ma nei paesi poveri del mondo questo è sempre difficilissimo. C'è, però, un modo per evitare che questo possa accadere, spesso impunemente o nel silenzio delle stesse vittime: bisogna parlarne, bisogna far si che un'ondata pesantissima di discredito, di onta, d'indignazione cada sui potenziali ed effettivi responsabili di questi gesti. Bisogna far capire, a questi poveri, deboli uomini malati di egocentrismo patologico, che le donne, sempre e in ogni luogo, sono una risorsa unica, meravigliosa, sacra, intoccabile. In loro c'è la vita, l'attenzione, la protezione, la salvezza e la bellezza: impedir loro di poter vivere, amare, proteggere, salvare e illuminare con un sorriso, con uno sguardo, la vita delle persone che stanno loro intorno non è solo un reato: è un crimine contro l'umanità.
Raffaele Pinto |