I senzapatria: la tragedia dei rifugiati siriani e l'impegno della Chiesa di Raffaele Pinto |
luned́ 28 ottobre 2013 | |
I senzapatria: la tragedia dei rifugiati siriani e l'impegno della Chiesa di Raffaele Pinto L'orgoglio, l'ottusità, la vocazione al male che albergano negli uomini, continuano a manifestarsi con cadenza regolare ed impressionante e le guerre, contro nemici esterni reali o immaginari, o intestine tra fazioni continuano ad affollare le cronache televisive e dei giornali. Una di queste guerre assurde, una guerra civile frutto davvero della peggiore visione dello stato e della politica, è quella che sta insanguinando da mesi la Siria. L'orrore quotidiano di questa guerra civile, che non sembra poter avere una conclusione immediata, ha lentamente convinto tante famiglie e tanti singoli abitanti di quel lontano e, per molti aspetti affascinante paese, a lasciare il lavoro, la casa, tutti i beni posseduti ed avviarsi, in cerca di pace, di un futuro diverso, soprattutto più sicuro per i più piccini, in altri paesi di quell'infelice area del Pianeta. Per questa ragione, da molti mesi ormai, Libano, Egitto, Turchia, Iraq e Giordania sono diventate le nuove terre promesse dei senzapatria siriani, di quei rifugiati senza più nulla se non la speranza di essere accolti, riparati e sfamati dai governi dei paesi ospitanti. Solo nel 2013 sono partite oltre un milione di persone dalla Siria in fiamme; e per la fine dell'anno delle stime riportano, come possibili esuli, una cifra vicina ai tre milioni di siriani. In Giordania, ad esempio, già il 10% della popolazione è costituito da rifugiati siriani: e parliamo di un paese in cui già il 30% della popolazione era costituito da rifugiati palestinesi. La Turchia sembrava il paese più tranquillo per i rifugiati, così come l'Iraq: ma problemi interni ed internazionali di queste due nazioni hanno reso ultimamente molto più difficile la permanenza dei profughi. In Giordania va un poco meglio, anche per l'intervento massiccio, oltre che dell'UHNCR (l'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati) anche e soprattutto della CARITAS e della CHIESA CATTOLICA. Ad esempio, nel sud della Giordania, proprio a sostegno di questa marea umana che si riversa quotidianamente dalla vicina Siria, opera un ospedale cattolico coordinato da Suor Adele Fumagalli, che, con le sue strutture (create nel lontano 1939 e nel tempo ammodernate ed ampliate) dà assistenza medico-sanitaria, ostetrica e di prevenzione a tante mamme e bambini che non saprebbero a chi rivolgersi. Ma all'assistenza materiale la Chiesa cattolica non fa mancare anche un'altra importante assistenza: quella spirituale. Per questa ragione, il Card. Sarah è andato in visita ai profughi siriani in Giordania portando la sua parola di speranza e aiuto fraterno. ONG, Caritas, Chiesa ed ONU stanno facendo la loro parte: ma l'unica soluzione al problema dei senzapatria è la fine delle guerre, la fine della violenza come linguaggio della politica, la fine della sopraffazione come cifra del comando e del potere. Tutti noi non possiamo che sperare che questo accada in fretta. |