Il poeta Visar Zhiti, un uomo libero e forte, vittima del regime comunista in Albania
mercoledì 20 novembre 2013

Il poeta Visar Zhiti, un uomo libero e forte, vittima del regime comunista in Albania

Uno dei tanti ad aver sofferto una persecuzione sconvolgente, quando i poeti più vitali venivano fucilati, perseguitati e privati della parola senza alcuna ragione apparente, è stato Visar Zhiti, ma lui  è  sopravvissuto dal punto di vista psicologico, emotivo ed intellettuale, ed ora è fra i poeti più popolari dell'Albania contemporanea.

Visar Zhiti  non è solo un grande poeta, ma anche autore di numerosi racconti che sono stati raccolti nei volumi "Këmba e Davidit" (La gamba di Davide), edito a Tirana nel 1996, e  "Valixhja e shqyer e përrallave" (La valigia lacera delle leggende), a Prishtina nel 1997; inoltre, ha pubblicato traduzioni in albanese di opere di Madre Teresa, Federico Garcia Lorca e di Mario Luzi.

Figlio dell'attore teatrale e poeta Hekuran Zhiti, Visar è nato a Durazzo nel 1952. Laureato in Letteratura, esordisce giovanissimo nella poesia sulle più prestigiose riviste letterarie albanesi, ma quando a Tirana scoppia la cosiddetta "Purga dei liberali", durante la Quarta sessione plenaria del Partito Comunista, Zhiti, il cui padre aveva avuto in precedenza alcuni conflitti con le autorità, fu uno dei molti capri espiatori selezionati per incutere terrore alla comunità intellettuale. Viene incarcerato a ventisei anni per le sue poesie e processato per propaganda sovversiva contro il realismo socialista.

Condannato a tredici anni di carcere duro, condivide la prigionia politica ed i lavori forzati nei gulag dell'Albania con altri intellettuali, tra i quali il pittore russo-albanese Valeri Dyrzi Tarasov (che sarà poi autore della copertina del suo libro "Croce di carne"). Fu portato nella prigione di Tirana e  poi trasferito nelle montagne del nord del paese, per fare il giro degli infami campi di concentramento simili ai Gulag sovietici, fra i quali l'inferno delle miniere di rame di Spac e la prigione sul ghiacciaio di Qafë-Bari.

Per non impazzire, compose più di cento poesie. Molti dei suoi compagni prigionieri morirono di maltrattamenti e malnutrizione, o impazzirono, guardava i suoi compagni morire giorno dopo giorno e di loro diceva: "I prigionieri al ritorno dall'ospedale sono più pallidi di noi. Come si dispiace la neve per il suo candore in quei volti derelitti, volge lo sguardo altrove e piange come una matrigna buona. Le catene, pur serrate dai catenacci, scivolano dai polsi scarniti". Viene liberato nel 1987 ma l'unico lavoro che potrà fare sarà il manovale in una fabbrica di mattoni.

Nel 1990 iniziano i primi movimenti che porteranno alla caduta del regime e nel 1996 viene eletto deputato in parlamento. Attualmente è ministro consigliere per la cultura presso l'ambasciata albanese a Roma. È membro dell'Accademia Internazionale delle Arti "Alfonso Grassi" di Salerno. In Italia ha pubblicato le raccolte di poesie "Dalla parte dei vinti" (1998),  "Croce di carne" (1997) e "Passeggiando all'indietro" (1998), accolti favorevolmente dalla critica italiana e straniera.

È stato tradotto anche in greco, macedone e romeno, ma è presente pure in antologie francesi, inglesi e tedesche. Oggi, nella sua Albania è un uomo libero, conosciuto per la sue poesia ma anche per la sua forza che ha dimostrato al regime. Visar Zhiti è un uomo libero. La poesia Albanese è vasta, complessa, dolcissima, anche nel descrivere la tragedia della persecuzione di un popolo, i cui valori sono spariti, si sono persi con i loro autori.

Antonella Gallicchio

CONTINUAMENTE SI TRADISCE L'UOMO

Continuamente si tradisce l'uomo,

e non dico del suo giorno che improvvisamente

diventa notte,

né della notte dei suoi capelli

che inalba e diventa tacito giorno di vecchiaia.

Si tradisce l'uomo

e non dico che anche la sua tomba muore e il suon nome

diventa erba marcita di oblio,

ma l'uomo è continuamente tradito dall'uomo.

E quando una metà mangia la metà

non resta più l'intero,

mi disse un vecchio invecchiato nelle prigioni.

VISAR ZHITI