Psicologia del non voto tursitano e non solo
domenica 24 novembre 2013

Psicologia del non voto tursitano e non solo di Nicola Caputi

Non sono né un giornalista (quindi perdonerete sicuramente il mio non ottimo tecnicismo linguistico) né un aspirante politico (lungi da me qualsiasi giudizio politico su qualsiasi esponente politico). Dunque, parlando delle elezioni regionali lucane, vorrei manifestare  alcune mie impressioni già dalla partecipazione al voto.

Solo il  48 % circa degli aventi diritto, quindi, essendo in democrazia, non dovremmo avere nessuno che ci governasse: infatti, se l'etimologia della parola risulta corretta, il popolo ha deciso per il non governo, e qui si pone il mio primo dubbio: ma davvero noi lucani siamo capaci di essere indipendenti da una Giunta regionale e siamo così bravi da non averne bisogno?

Dai miei 24 anni di vita, non mi sembra che abbiamo fatto grandi cose da soli. In questi giorni, leggendo un articolo, sentivo dei giovani che per le strade si vantavano dicendo "abbiamo vinto noi". Scusate, ma ha vinto chi? Tu che hai preferito non votare? Tu che non hai dato il tuo parere e da domani sarai pronto a lamentarti della nuova giunta? Oppure tu che dici di amare la tua terra e poi non esprimi un giudizio per essa! Poi, dopo essermi fatto un sacco di risate su un video in cui il neo presidente Marcello Pittella diceva "la nostra gente ha creduto in noi", ho pensato: scusa Pittella chi ha creduto in te?

Un politico con i cosiddetti attributi, avrebbe rinunciato alla carica perché il popolo non ha deciso per nessuno. Un politico con le palle sotto si sarebbe rimesso in gioco non accettando l'incarico e chiedendo di nuovo il voto per la sua terra e per il suo popolo (sempre se è vero che il popolo è sovrano). Adesso, invece, vorrei fare una considerazione sui concittadini di Tursi.

Anche qui come nel resto della nostra regione i votanti sono stati meno del 50%, mettiamo pure che i fuori sede (me compreso) sono stati impossibilitati a tornare per due giorni, questo può spiegare solo in parte la percentuale a dir poco ridicola, perché se una comunità di 5.000 abitanti con tre candidati per le regionali non riesce a raggiungere neanche il 50% di votanti, allora due sono le cose: o questi candidati non sono stati capaci di esternare ai propri concittadini i loro obiettivi oppure siamo così menefreghisti che qualsiasi cosa essi dicano per noi non fa la minima differenza.

Non ho intenzione di analizzare al presunta incapacità di tali candidati, perché sarebbe un paradosso dare dell'incapace a gente che ci mette la faccia quando noi non ci degniamo neanche di scrivere un nome su un foglietto per esprimere un giudizio sulla nostra terra. Quindi esprimo non un giudizio ma il mio pensiero sui miei concittadini, ai quali, se potessi, farei queste domande: perché non votare? non credete nella capacità e nelle parole dei compaesani candidati?

E qui, immaginando le vostre risposte, vi dico: sicuramente l'opinione più diffusa sarebbe quella del "sono tutti uguali, pensano solo al magna magna". Ok, ma se loro pensano solo ad abbuffarsi, perché non ti metti in gioco e dimostri di cosa sei capace? Sei sicuro che faresti di meglio? Nel caso in cui tu risponda di si, allora sei veramente un coglione perché non lo fai; nel caso tu risponda di no, allora non giudicare gente più capace di te, e quindi, ovviamente, si scivola sulla seconda domanda (come fai a dare dell'incapace ad una persona più capace di te?). Perciò, caro amico, fratello, conoscente, ragazzino, adulto o anziano che tu sia, prima di sentenziare sugli altri e giudicarli (non giudicandoli), valutiamo noi stessi, perché la prima rovina della nostra terra siamo proprio noi, anche i primi ad abbandonarla.

E siamo gli stessi che ogni giorno si lamentano del sistema, ma quel sistema (qualunque esso sia) noi non possiamo giudicarlo, perché non ci siamo degnati di alzare i tacchi quando ci è stato chiesto. Grazie di aver dedicato questi cinque minuti del vostro tempo per leggere ciò che avevo da dire. Senza offesa per nessuno, un cordiale saluto a tutti.

Nicola Caputi