Il ricordo del presepe "Tursi"
mercoledì 01 gennaio 2014

Il ricordo del presepe "Tursi" di F.S. Di Gregorio

Nel pomeriggio di domenica 29 dicembre ho deciso di ripercorrere, da solo, alcune vie del centro storico di Tursi per raggiungere, a piedi, il rione Rabatana, dove si svolgeva la rappresentazione del "Presepe vivente".

La prima parte che decido di percorrere è il rione "Catubba", imbocco via Petrarca, via principale del rione, che inizia con la sede vescovile da un lato e con il fosso Cattedrale dall'altro. Un flash improvviso, quel tratto è stato percorso per cinque anni da me e altri giovani che frequentavano l'Istituto tecnico per geometri, allora sezione staccata del "Loperfido" di Matera. L'istituto era situato in un edificio moderno in cemento armato nel cuore del rione Catubba, un mostro architettonico, i bei ricordi di gioventù  offuscano l' obbrobrio che ho davanti, che comunque può essere riutilizzato per mostre di vario genere inserendolo in un sistema di percorsi ben definiti.

Continuo e sono davanti al palazzo Ginnari, palazzo nobiliare dell'800, che conserva in  parte lesene e stucchi di scuola napoletana, pur avendo subito notevoli stravolgimenti che ne hanno deturpato l'aspetto originario. Il piazzale davanti al palazzo è suggestivo, luogo di giochi e amori, da quel punto si sviluppano le viuzze che portano alle vicine case contadine e al fosso Cattedrale. Continuo a salire, attraverso via Toselli e mi immetto nell'omonimo vico. Un vicolo strettissimo, largo poco più di un metro e lungo 30-40 mt, "u' strittue" di "F'licett a biond e V'cenz Curcion". Oggi le abitazioni di F'licett e V'cenz sono disabitate e il vicolo non è più attraversato come sino a pochi decenni fa.

Da vico Toselli attraverso via Carlo Alberto e raggiungo via Garibaldi, da lì devo arrivare alla sovrastante via Mazzini. A metà via Garibaldi vi è un altro palazzo nobiliare, quello della famiglia Capitolo, altro capolavoro architettonico dell'800, con cortile interno, tipico dell'architettura napoletana del Regno delle due Sicilie. È il palazzo dove è nato Manlio Capitolo, famoso giurista del primo Novecento, tanto da essere ricordato nel Palazzo di Giustizia di Venezia e Roma (ne fu Presidente del Tribunale) con una lapide e un'aula a lui dedicata. A Tursi davanti al palazzo natio, niente, solo lo stemma di famiglia sul portale di ingresso con le iniziali D.C. (Domenico Capitolo, il padre) e la data di realizzazione del palazzo.

Arrivo in via Mazzini, sono alle spalle di un altro palazzo nobiliare: palazzo Latronico, un maestoso immobile dell' 800 con ampia corte interna, annessa cappella privata e scalinata centrale che porta al piano nobile: sono nel cuore del rione San Michele. Sono vicino alla casa natia di mia madre che è posta proprio sul pizzo di San Michele. Il pizzo un ampio terrazzo, belvedere, dove si ammirano la parte bassa del centro storico (rioni San Filippo, Casaino, Vallone, Cattedrale) e i paesi di Rotondella, Colobraro, la catena montuosa del Pollino e la foce del Sinni; uno spaccato paesaggistico che toglie il fiato.

Ritorno su via Mazzini e giungo alla chiesa di San Michele Arcangelo, tra le più antiche chiese di Tursi, risalente al X-XI sec., oggi restaurata nella parte strutturale ed esterna, ma chiusa. Meriterebbe maggiore attenzione e studi approfonditi circa le sue origini e i segni templari rinvenuti nelle immediate vicinanze. Dopo San Michele sono ai piedi della Rabatana, sono alla base della "p'trizz", la scalinata che porta al rione, che il poeta Pierro cita nella sua ‘a ravatène.

Percorrendo la p'trizz noto lo splendore del Piccicarello, del rione Vigliotti e del fosso Cattedrale, sono in Cappadocia (Turchia) o a Tursi? Sono a Petra in Giordania o a Tursi? È veramente un paesaggio incantevole. Finalmente arrivo in Rabatana:  c'è la rappresentazione del presepe vivente in atto. Percorro tutto il tragitto della rappresentazione, è tutto bello e ben curato.

Di tutto il percorso, solo il recupero di immagini, storia, architettura, paesaggi, odori, amori  e sapori  sono rimasti impressi nella mia  memoria, più del pur affascinante  presepe vivente. Decido di rifare il percorso e scendere di nuovo a piedi, questa volta in compagnia di tantissimi visitatori non tursitani, che invece di utilizzare la navetta, hanno deciso di fare il tragitto a piedi anche con i bambini piccoli.

Mi hanno chiesto se vi erano dei ristoranti o alberghi e in particolare mi hanno posto domande sui luoghi che stavamo percorrendo perché ammaliati da questa parte del centro storico, pur non percependo, perché ormai anche buio, quello che a salire io ho potuto "gustare". La memoria, l‘architettura, i paesaggi, devono interagire, devono far parte di un sistema turistico ben definito, più vasto del "campanile",  che accresca la nostra cultura e crei nuovi posti di lavoro.

Francesco Silvio Di Gregorio, architetto.