Isabella Morra di Valsinni, poesia e tragedia del XVI secolo. |
mercoledì 08 gennaio 2014 | |
Isabella Morra di Valsinni, poesia e tragedia del XVI secolo. Ma sono tanti coloro che di notte vedono la sagoma di Isabella al di sopra dei bastioni"Essere poeta non è mai stato facile, figuratevi esserlo nel 1500", con queste parole Alessio Lega narra la vicenda della triste fine di Isabella di Morra, la bella poetessa petrarchesca lucana del XVI secolo, tenuta prima prigioniera dai fratelli nella rocca di Favale (Valsinni) e poi da loro sgozzata per la relazione che ella aveva con un nobile spagnolo, Diego Sandoval de Castro. Isabella nacque molto presumibilmente nel 1520, era la terza di otto figli di Giovanni Michele Morra e di Luisa Brancaccio. Condusse una vita infelice e inquieta nel castello di famiglia, una severa rocca sulla valle del fiume Siri, oggi Sinni, sognando la corte francese. Gli altri figli furono Marcantonio, Scipione, Decio, Cesare, Fabio, Porzia e Camillo. Dopo la sconfitta delle truppe di Francesco I di Francia, di cui il padre era alleato, e la vittoria di Carlo V, per il possesso della penisola, il genitore fu costretto a emigrare a Parigi, nel 1528, assieme al secondogenito Scipione. Il feudo di Favale passò alla Corona di Spagna, per essere successivamente affidato al primogenito Marcantonio. Isabella manteneva una segreta relazione con Diego Sandoval de Castro, poeta spagnolo e barone di Bollita (l'attuale Nova Siri), inviandogli messaggi e versi tramite il suo pedagogo. Scoperta la cosa, i fratelli di Isabella uccisero lei e il suo pedagogo nel 1546. Poco più tardi, in un agguato nel bosco di Noepoli, ammazzarono anche Diego Sandoval, per poi fuggire in Francia. La giovane donna, certa della morte che i fratelli le daranno scorge il mare aspettando il padre o qualcuno che venga a liberarla: "Sopra la rocca c'è Isabella, anima mia, ha chiuso gli occhi e vede il mare. Messa in prigione su una stella, bella mia, chi vuol venirla a liberare?". Di che natura fosse la relazione tra don Diego e Isabella, rimane ad un mistero. Certo si sa che le lettere che lui spedì ad Isabella furono inviate a nome di sua moglie, Antonia Caracciolo, sposata per procura e amica di lei. Perdute invece restano le risposte di Isabella a Diego. Che si trattasse di una relazione sentimentale o di una semplice amicizia intellettuale i fratelli ne furono informati, così Decio, Cesare e Fabio decisero rapidamente di porre fine al rapporto uccidendo prima la sorella e poi il nobile spagnolo. Alcune fonti anglosassoni ipotizzano che fu picchiata a morte, mentre altre fonti italiane indicano che fu pugnalata. Don Diego, temendo che la vendetta si abbattesse su di lui, si munì invano di una scorta: i tre assassini, con l'aiuto di tre zii, gli tesero un agguato vicino al bosco di Noepoli, lo attesero per tutta la notte e lo uccisero. L'omicidio di don Diego de Sandoval provocò, all'epoca, dure reazioni molto più ampie che non l'uccisione di Isabella. Nel codice d'onore del XVI secolo, infatti, era ammissibile lavare col sangue il disonore arrecato alla famiglia da uno dei suoi membri, specie se donna. Per questi motivi, i tre fratelli furono costretti a fuggire in Francia, dove raggiunsero Scipione e il padre. Di Fabio non si hanno notizie certe, Decio si fece prete e Cesare sposò una nobildonna francese. Marcantonio non prese parte al delitto, fu imprigionato per alcuni mesi e in seguito rilasciato. Camillo, l'ultimogenito, fu invece completamente assolto dall'accusa di complicità nel delitto. Secoli dopo, nel 1928 il filosofo abruzzese Benedetto Croce, si interessò della vicenda e pubblicò il saggio "Storia di Isabella Morra e Diego Sandoval De Castro", che di fatto riportò alla luce la storia e la poesia di Isabella. Croce fece effettuare scavi alla ricerca delle spoglie della giovane donna, senza ottenere risultati, tanto che ancora oggi non si conosce dove sia ubicato il corpo di Isabella. Questo ha alimentato fantasie, miti e leggende, come quella del fantasma della poetessa che, non avendo ricevuto degna sepoltura, vaghi ancora per le stanze del castello. Ma sono tanti coloro che di notte vedono la sagoma di Isabella al di sopra dei bastioni. Salvatore Verde I FIERI ASSALTI DI CRUDEL FORTUNA
I fieri assalti di crudel Fortuna |