Un grande impegno a favore dei pių deboli: SAVE THE CHILDREN e GSK in Africa
martedė 28 gennaio 2014

Un grande impegno a favore dei più deboli: Save the Children e GSK in Africa al fianco dei bambini. RAFFAELE PINTO

Nel solo 2011 sono morti in Africa 7 milioni di bambini per mancanza di cure pediatriche di base, per mancanza di vaccini, per mancanza di cibo e, forse, più di ogni altra cosa, per mancanza d'informazione.

Troppe comunità del grande continente, infatti, ancora non riescono ad usufruire dei servizi minimi assistenziali, sia per l'età pediatrica che per l'età adulta, e vivono, oggi, in tempi di smartphone ed mp4, una condizione assimilabile a quella che vivevamo in occidente nell'Ottocento (e nei paesi del Mediterraneo anche oltre).

Non c'è solo la malnutrizione a mietere vittime innocenti: non che la piaga della fame sia scomparsa, no, ma ci sono altri killers silenziosi che rubano alle loro mamme dei bambini piccoli e piccolissimi che vorrebbero soltanto vivere e giocare.

Tra i dieci ed i sessanta bambini su cento (a seconda delle zone), immediatamente dopo la nascita, muoiono per infezioni relative al trattamento del cordone ombelicale; ma tanti bambini al di sotto dei cinque anni vengono ancora uccisi dalla polmonite.

Save the Children, un'associazione internazionale benefica da anni in prima linea per difendere la qualità della vita dei più piccoli abitanti del pianeta, quest'anno, ha avviato una grande e speciale collaborazione.

Infatti, con la multinazionale farmaceutica GSK, ha deciso di operare su tre linee d'intervento.

Innanzitutto sulla ricerca di medicinali a basso costo che possano abbattere la mortalità sulle infezioni perinatali e sulla polmonite.

Poi sulla diffusione del cellulare soprattutto nelle comunità più isolate dell'Africa (in particolare alcune dell'Africa Sub-sahariana, del Congo e del Kenya), per informare le mamme sulle migliori pratiche di puericultura e sulla necessità dei vaccini.

Infine, sull'informazione (nei paesi in via di sviluppo) e la parallela raccolta fondi (nei paesi ricchi occidentali) perché si possa, nei prossimi cinque anni, raggiungere un obiettivo meraviglioso: salvare la vita ad almeno un milione di bambini africani destinati a perderla.

Che questo si riesca a fare con ricerche sulla clorexidina (per le infezioni ombelicali), o su antibiotici a basso costo (per la polmonite) a noi gente della strada importa poco; così come se la raccolta di fondi venga fatta attraverso sottoscrizioni pubbliche o concerti benefici, non è importante.

Ciò che davvero conta è che questo progetto vada in porto nel migliore dei modi possibili e che quel primo milione di bambini salvati passi rapidamente a due, e poi a tre e a quattro, secondo la volontà di Dio.