E' nata la Costituente di Filosofia. Potrà questa associazione cambiare i destini
giovedì 06 marzo 2014

E' nata la Costituente di Filosofia. Potrà questa associazione cambiare i destini non solo di una disciplina ma dell'intera scuola italiana? di Raffaele Pinto

Difendere e valorizzare la filosofia sarà, in tempi di aziendalismo di facciata e ragionierismo d'accatto, una durissima battaglia che tuttavia non potrà più essere procrastinata per molto.


Ne va, innanzitutto, della dignità dei licei, in cui la disciplina viene insegnata, ma ancora di più della scuola italiana tutta che ha formato, e forma ancora malgrado tutto, studenti prima e studiosi poi brillantissimi (che spesso, tuttavia, ottengono miglior fortuna all'estero).

Allo pseudo-efficientismo propagandato (per gli altri, e solo per gli altri ovviamente) dalla (mala)politica bisognerà allora rispondere, come hanno pensato i Costituenti dell'associazione che raccoglie molti docenti di ruolo e precari di Filosofia e Storia, con un manifesto programmatico che ci auguriamo non sia solo la voce dei docenti di una materia ma sia anche un appello vero al raggiungimento nelle scuole, dopo anni di inutili e distruttive sperimentazioni e riforme, un livello culturale, prima ancora che didattico e pedagogico, degno di un paese che ha fatto la cultura occidentale.

Ma la lotta per la difesa e la preservazione della filosofia non può, direi meglio NON DEVE prescindere da un ripensamento complessivo delle politiche scolastiche degli ultimi dieci anni, politiche scolastiche che, connesse alle politiche del lavoro e della previdenza dell'ultimissimo periodo, non hanno fatto altro che far tramontare, nei docenti e nei discenti, ogni speranza di salvezza rispetto allo sbriciolamento progressivo del sistema-scuola che è poi lo specchio impietoso della frantumazione inarrestabile del sistema-Paese (che dopo il postberlusconismo, il postmontismo ed il postlettismo, credo si avvii ad un rapidissimo ed ineluttabile postrenzismo).

Anche il CLIL di cui si dibatte molto, come molte sperimentazioni 'di moda' (prive non solo di un adeguato retroterra ma soprattutto di un credibile futuro), non è altro che l'ennesimo patetico inseguimento della sirena della padronanza dell'inglese con l'invasione, a gamba tesa, di ambiti e questioni che con la competenza linguistica non hanno nulla a che vedere: se un dermatologo sapesse parlarvi della vostra patologia in inglese, sbagliando poi la relativa cura, vi darebbe maggiore soddisfazione di un suo collega italianissimo, nei modi e nel linguaggio, che però vi risolvesse il problema? E se un avvocato ‘anglofono' facesse dotte citazioni nella lingua di Shakespeare ma poi in tribunale vi facesse finire in galera, la vostra reclusione sarebbe per questo meno triste e solitaria?

Ma, tant'è: siamo alle solite. Se il preside, in Italia, diventa 'dirigente' forse il Ministero di Viale Trastevere, con la nuova denominazione, pensa che egli potrà moltiplicare il pane e i pesci e potrà suscitare, come Cristo fece per Lazzaro, entusiasmi scolastici catalettici se non proprio defunti; e così se si spiegherà Talete in inglese, Bacone in ucraino ed Hegel in russo, sicuramente non solo si farà una carriera più rapida e luminosa, ma si guadagnerà di più e si potrà terminare la carriera ad Oxford o Cambridge come visiting professors.

Voi lo credete?

Raffaele Pinto