La tragedia dei bambini disabili nel Terzo Mondo di RAFFAELE PINTO
sabato 05 aprile 2014

La tragedia dei bambini disabili nel Terzo Mondo di Raffaele Pinto

Per noi Occidentali, con tanta ipocrisia e doppiezza, il rispetto per la vita, in qualunque forma essa si manifesti, è una cosa sacra: in teoria, non v'è paese occidentale, avanzato, che non preveda, almeno sulla carta, ogni forma di assistenza e di inclusione sociale, scolastica e lavorativa di piccoli e grandi colpiti da qualche forma di disabilità.

Purtroppo, però, questa visione del welfare non è così diffusa nel resto del pianeta ed il problema della disabilità (mentale, fisica, comportamentale, etc.) nei paesi sottosviluppati o anche in via di sviluppo non costituisce assolutamente una priorità né sociale, né politica né tanto meno culturale.

Un rapporto ONU del 2013 relativo allo stato dell'infanzia nel mondo ci dice alcune cose che mai avremmo voluto sentire, credendo che ormai, nel Terzo Millennio, alcune cose fossero patrimonio comune della civiltà umana, a qualunque latitudine. Nel rapporto, gli esperti ONU affermano che molti bambini disabili, nei paesi del secondo e del terzo mondo, addirittura non vengono registrati alla nascita, come se non esistessero, come se non fossero mai nati.

E non è tutto. Molti di loro vivono condizioni di ipermarginalità impensabili, condizioni in cui si mescolano violenza, discriminazione e, nei casi limite, anche l'omicidio. Non solo una povera creatura deve sentirsi, per ragioni fisiche magari, o mentali, non completamente parte del gruppo dei pari, ma, come se non bastasse già questo, deve vivere la paura dell'istituzionalizzazione o dell'abbandono più crudele, guardando in faccia la morte già nella prima infanzia.

Ai bambini albini, addirittura, in Tanzania, molti riservano una sorta di omicidio rituale le cui radici affondano in una dimensione primordiale per noi nebulosa. Ma anche in altre aree del pianeta (come la Siria, attualmente, oppure la Palestina, o anche la Somalia) essere bambini con diversità, anche minime, può costituire un grosso problema.

E considerato che, ad una stima prudenziale, ci sono nel mondo qualcosa come novantatre milioni di bambini disabili, ci sono, davanti ai nostri occhi, novantatre milioni di casi di coscienza che devono interrogarci, inquietarci e mettere di fronte ad interrogativi che, partendo dall'Occidente progredito, industrializzato e moderno, devono coinvolgere tutti i paesi del mondo. E questo perché, in ogni sua forma, la vita umana è sacra.