Louise Labé, poetessa del XVI secolo, donna esuberante, appassionata
lunedì 28 luglio 2014

Louise Labé, poetessa del XVI secolo, donna esuberante, appassionata, abile negli studi quanto nell'esercizio delle armi e nei tornei

"Non mi accusate, donne, d'aver amato, non condannatemi, donne cortesi per l'ardore con cui tutta bruciai, anima e corpo, né per le mille pene ch'ebbi a soffrire né per aver perduto in lacrime così gran tempo". Louise Labé nacque a Lione intorno al 1524 e vi morì nel 1566.

Fu soprannominata la "Belle Cordière", perché sia il padre che il marito erano cordai. Visse una vita libera e spregiudicata in un ambiente colto. Si conosce poco della vita di questa poetessa e alcuni elementi sembrano provenire più che altro dalla fantasia dei suoi lettori, così che la storica Mireille Huchon sostiene che Louise Labé non sia mai esistita e che sia in realtà un'autrice fittizia, ma gli storici hanno sempre contestato questa ipotesi.

Il padre sposò in prime nozze la vedova di un artigiano cordaio, rimasto vedovo, sposò nel 1515 un'altra vedova, Étiennette Roybet, che gli diede cinque figli: Barthélémy, François, Mathieu, Claudine e Louise, che nacque probabilmente nel 1524, l'anno stesso della morte della madre. Risposatosi ancora nel 1525 con Antoinette Taillard, Pierre Labé avrà altri due figli: Jeanne e Pierre.

La famiglia di Louise è una famiglia agiata, questo le permette di ricevere una buona educazione letteraria e di fare numerose conoscenze artistiche. In prosa compose Disputa di follia e di amore, la cui originalità consiste nell'aspetto gioioso che Louise dà alla trattazione: per la poetessa  l'amore è gioia e la persona capace di amare è allegra e felice, "voi, che, confidando nell'Amore sperate d'amar ed esser riamate con gran passione e più protette di me, di me che vi auguro felicità e consolazione".

Insieme con Maurice Scève, Jacques Peletier du Mans e Pernette du Guillet, Louise Labé appartenne al gruppo della Scuola lionese. La sua produzione fu profondamente influenzata dal Petrarca, tanto che il suo primo sonetto venne scritto in Italiano in onore del nostro grande poeta. Donna esuberante, appassionata, abile negli studi quanto nell'esercizio delle armi nei tornei. La sua poesia è erotica, ma alla stesso tempo gentile e garbata, e rappresenta una figura di spicco nella lirica femminile.

Ebbe una vita breve, gravemente malata, Louise si stabilisce nel 1565 nella casa di campagna di Parcieux, dove muore il 15 febbraio 1566.

Antonella GALLICCHIO

 

Poesia:  SONETTO VIII

Io vivo, io muoio; io brucio e annego.

Ho molto caldo mentre soffro il freddo;

la vita mi è troppo dolce e troppo dura;
ho una grande tristezza mescolata di gioia.

Rido e piango nello stesso momento,
e nel mio piacere soffro molti grandi tormenti;
la mia felicità se ne va, e mai dura;
nello stesso momento sono secca e lussureggiante.

Così Amore mi conduce incostante;
e quando io penso di essere nel maggior dolore
all'improvviso mi trovo fuori da ogni pena.

Poi quando credo la mia gioia essere certa
e che sono nel punto più alto della mia desiderata felicità
ritorno nella mia sventura precedente.

Louise Labé