Laura Battista, poetessa lucana, patriota del Risorgimento
marted́ 26 agosto 2014

Laura Battista, poetessa lucana, patriota del Risorgimento, con il senso della concezione dolorosa della vita

Laura Battista, Lauretta come amabilmente veniva chiamata, o più propriamente Laura Gerarda Rosa Maria, nacque il 23 novembre 1845 a Potenza, da genitori materani.

Il padre, Raffaele Battista, era docente di latino e greco al Liceo Classico di Potenza, amante delle lettere, patriota e guardato con sospetto dai gesuiti. Laura  fu una delle molte donne che, nell'Italia Meridionale del secondo Ottocento, attraverso la scrittura denunciarono il destino di isolamento e subordinazione.

Poetessa precocissima, imparò a scrivere da bambina, in un tempo in cui l'analfabetismo era altissimo. Pubblicò la sua prima poesia "All'usignolo" sull'antologia lucana "Fior di Ginestra", composta a soli tredici anni. E il senso della concezione dolorosa della vita è già presente in questa sua incantevole opera scritta dopo la morte della madre. La poetessa immagina l'usignolo cantare sulla lapide della madre e con le sue melodiose note alleviare il suo dolore" "Odo i concenti tuoi, e di quai dolcezza m'infondon mai ne l'addogliato core". La morte della madre causò a Laura, ancora bambina, un profondo dolore, "Colei che sola m'abbellia la vita or poca polve in una tomba giace".

Nel 1870, a causa di un dissesto economico familiare, dovuto  alle persecuzioni di cui fu oggetto il padre in ragione delle sue posizioni politiche, Laura dovette "cercare un lavoro". Divenne maestra di scuola Elementare, venne  assunta nel Convitto Magistrale di Potenza e nel 1880 ottenne un posto alla scuola Normale di Camerino. L'insegnamento fu una delle prime professioni pubbliche che il nuovo Stato Italiano permise alle donne. Mente colta, padrona del latino, dell'inglese e del tedesco, tradusse Moore, Byron, Goethe, e fu in corrispondenza epistolare con autori come Aleardi, Carducci e Graf.

Nella sua breve  esistenza, conobbe e visse il Risorgimento italiano, partecipando agli eventi e testimoniandoli con poesie cariche di passione e senso di amore per la sua bella terra: "O Patria mia, vedo il tuo lutto e il pianto, e la sventura che ti spinse in fondo d'inaspettati affanni, nel giorno de la gioia suprema in cui percossi da la tua spada spaventosamente, con prodigio repente caddero i tiranni! Vedo l'angoscia più del pianto amara, vedo il pallor profondo de la bella tua fronte, e il vedo vile ammanto che ti riveste, e mi desta in core il senso del dolore! O Italia mia, piangi, che bene in questo dì n'hai donde, a lamentar sol nata eterna sventurata!...".

Il destino fu crudele con lei, prestò dovette ritirarsi dall'insegnamento, si ammalò gravemente, con il marito Giuseppe Lizzadri si trasferì a Tricarico, dove morì il 9 agosto 1884. Aveva solo 38 anni. Nei lavori di sistemazione del cimitero di Tricarico nel 1928, la tomba della poetessa fu abbattuta e "le ossa accolte in una piccola teca, furono unite a quelle della fossa comune. In quell'occasione venne distrutta anche la lapide che ricordava il suo nome".

E' bello ricordarla secondo il giudizio di Claps: "Nessuna donna italiana, infatti, sentì così fortemente l'amore per l'Italia: nessuno invero seppe fremere tanto di sdegno generoso e commosso, attraverso accenti caldi e prorompenti, contro chiunque osasse offendere la patria quanto Laura Battista".

Alcuni versi composti in età giovanile ci fanno capire quanto fosse completa questa donna nonostante la sua giovane età: "E ti rividi, o cara, e sul mio viso volarono i tuoi baci, e m'han mostrato in terra il paradiso pochi istanti fugaci. E che palpiti, e quanto desio di gloria mi si accrebbe, e ardore di rimanerti accanto. E noi vivremo come in ciel vivranno gli Angeli del Signore, d'amore e d'armonia misti a un affanno che fa sublime il core...".

Antonella Gallicchio