MARILIA DI NOIA: da Tursi all'Unicef di New York City
sabato 23 agosto 2008

ImageTursi - Dalla città di Pierro all'Onu di New York City. È accaduto ai tursitani Marilia e Dorian Di Noia, per una ordinarietà globale della ricerca di lavoro, senza parlare di fuga di cervelli. Marilia Di Noia, 32 anni,si è laureata in Scienze Politiche indirizzo Internazionale all'Università "La Sapienza" di Roma nel 2003, l'anno dopo ha frequentato due master europei in Scienza del lavoro all'Università di Milano e in Labour Studies all'Università di Warwick in Gran Bretagna, senza sottovalutare le certificate competenze dei maggiori programmi informatici e l'ottima conoscenza delle lingue inglese, francese e spagnolo.

Da un biennio è ricercatrice dell'Unicef (United Nations Children's Fund) nella sede americana, con il contratto appena rinnovato nella sezione "pubblicazioni" (sono una decina in tutti gli italo-americani). Dopo un anno, si è concessa una breve vacanza nel paese natale, dove nel 1994 ha conseguito il diploma di ragioniere presso l'Itcgt  "M. Capitolo", a casa dai genitori, Giuseppe, titolare di un'azienda agricola, e Marianna Vitelli, di Craco, una insegnante elementare in pensione.

Approdata negli Usa, ci racconta Marilia, "per turismo e per vederci meglio, in senso letterale, nella Grande Mela un giorno mi ero quasi persa, trovandomi di fronte al Palazzo di Vetro, sede dell'Onu. D'istinto pensai: mi piacerebbe lavorare lì, essendo bastevole solo l'invio del curriculum. Poi è iniziata la lunga trafila dei colloqui ed infine la chiamata con contratti a termine, in seguito sempre rinnovati". Poi lei aggiunge: "Un giovane deve imparare a osare e pensare in grande, credendoci come cittadina del mondo, però la laurea è ancora fondamentale poiché ti permette di precedere numerosi altri potenziali concorrenti che ne sono sprovvisti, ma occorre almeno un master e la conoscenza di un'altra lingua, meglio l'inglese.

Inoltre, è basilare un'aperta versatilità ai viaggi e a fare esperienze in diverse nazioni, continuando a studiare. Ho lavorato come traduttrice, hostess di terra, insegnante di italiano e di supporto in Inghilterra, ma è stato importantissimo la ricerca presso il Centro di studi economici, sociali e delle relazioni Industriali e presso la sede nazionale di un partito".

Marilia riconosce che la sua è una testimonianza-esperienza "eccezionale, stimolante e dinamica, perché vivere a New York rispecchia l'immaginario collettivo, essendo qualcosa a sé, probabilmente dovuto al melting pot di razze, culture, lingue e colori. Per i primi mesi, si ha la sensazione di vivere dentro un film con la piacevole impressione di déjà-vu. Le Nazioni Unite sono definite come una ‘bubble', una bolla: difatti le consuetudini, gli usi e i costumi seppure diversificati della città si moltiplicano esponenzialmente nell'extraterritorialità dei palazzi delle Nazioni Unite, associandosi alla presenza di tutte le nazionalità del mondo e di conseguenza a centinaia di culture fra loro lontanissime. Nell'Unicef si è nel cuore di problemi mondiali, con il carico del senso del dramma di certa umanità e con la gioia dei progetti attivati, dopo studi approfonditi, in grado di mitigarne sofferenze e differenze. Naturale che poi si desideri, più che ritornare in patria, andare sul campo per seguire come i progetti siano (stati) implementati".

Nella sua scia anche il fratello Dorian Di Noia, 28 anni, laurea specialistica in Economia del Turismo all'Università di Perugia nel 2004 e master in Businnes Management alla Westminster University di Londra nel 2007. L'anno dopo, anch'egli senza la classica raccomandazione, è a N.Y.C. per un tirocinio che ha appena terminato all'Agenzia per lo Sviluppo industriale (Unido) dell'Onu, cooperando alla pianificazione di due conferenze della Segreteria generale, "riguardanti il ruolo dell'agricoltura nell'eliminazione della povertà e l'impatto socio-economico del turismo in zone rurali. Il mio sogno è quello di poter partire per un Paese sudamericano. Sognare non costa nulla, anzi, i sogni sono necessari per trasformare il mondo, come sanno bene i giovani, e non soltanto loro".

Salvatore Verde