"La diegesi filmica lucana e
l'immagine clichè della Basilicata"
recensione di Armando Lostaglio (periodico Controsenso Basilicata, 3 agosto 2013)
Ad un primo impatto,
già il titolo di questo sostanzioso libro potrebbe ingenerare o indurre il
rischio di avventurarsi in una lettura "solo" per addetti ai lavori, per
appassionati o, peggio, per ossessivi cultori di cinema.
E invece la lettura de
La
diegesi filmica lucana e
l'immagine clichè della Basilicata diventa oltremodo appassionante, fuori
dai luoghi comuni di certe nuove ricerche che approdino al cinema fatto vicino a noi, nei nostri centri,
sul nostro territorio. Perché in questo libro (edito da Luigi Laterza, Bari,
2013, pagg.251) gli autori Salvatore Verde e Leandro Verde ci hanno speso non
poco in fatto di energie e di ricerche, per approdare ad una "diegesi" filmica
quale "analisi narratologica nelle strutture del racconto cinematografico", e verso
l'insieme "dei segni, eventi ed elementi che pertengono allo sviluppo della
finzione narrativa".
Certo, se si considera l'aspetto puramente
intellettualistico e di lettura semiotica del prodotto cinematografico,
l'analisi condotta dai Verde ci rimanda ad approfondimenti da specialisti,
facendo risalire il termine "diegesi" persino ad Aristotele ed alla sua
"Poetica". Invece, il racconto (perché di questo in fondo si tratta) che
scaturisce dalle peculiarità diegetiche (appunto) dei film in esame (poco più
di venti) ci inoltrano in un viaggio della memoria e, per i più, sconosciuto,
all'interno dei film "lucani" ovvero legati da quel filo rosso che è "ultraterritoriale".
In tal senso va anche inteso il ragionamento di Paride Leporace (in prefazione)
quando ammette che "la categoria ingenua e povera del lucano filmico cambia nel
corso del tempo e gli autori, film per film, sequenza per sequenza (...) ne
rintracciano fili nascosti, preziosi per ripercorrere un originale viaggio in
un labirinto mai percorso prima da altri in questa forma tassonomica".
Unire e relazionare
quindi su opere (ai molti ignote) come "Ex" di Fabio Brizzi, "Sogni d'oro" di
Nanni Moretti, "Duello nella Sila" di Umberto Lenzi, fino ai ben più noti
"Benvenuti al Nord" di Luca Miniero a "Detenuto in attesa di giudizio" di Nanni
Loy, a film cult come "Rocco e i suoi fratelli" di Visconti e "Spartacus" di
Kubrick, è operazione ardita e per molti aspetti riuscita nella logia di una
(ri)lettura non soltanto dell'opera quanto dei "segni" ben oltre quegli aspetti
apparentemente (e puramente) intellettualistici.
Salvatore Verde (appassionato
critico, giornalista e autore di opere di cinema non solo didattiche) insieme al figlio Leandro (giovane studioso
di comunicazione di massa), ci regalano questo andirivieni ideale nella storia
del nostro tempo, mediante una lezione filmica che riesce ad appassionare,
mediante un'operazione irresistibilmente tangibile, necessaria per carpire
anche i minimi segreti di un'arte, il Cinema, che forse è più "arte" di altre.
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