Clint, ottant'anni nel nome del
cinema - Nastri d'Argento 2010, presenze lucane di A. LOSTAGLIO
Nastri d'Argento 2010, presenze
lucane
Fa un
bell'effetto vedere opere di autori lucani in lizza per aggiudicarsi, nelle
diverse sezioni, l'ambito premio cinematografico dei Nastri d'Argento. L'edizione
2010, la cui premiazione avverrà come di consueto nel Teatro Antico di Taormina
il prossimo 19 giugno, vede fra le diverse candidature i lucani Pasquale
Plastino e Rocco Papaleo. Il primo fa parte della cinquina del miglior soggetto
per l'ultimo film di Carlo Verdone "Io, loro e Lara", del quale è autore,
insieme al regista e a Francesca Marciano, anche della sceneggiatura.
A
contendersi il premio per il Soggetto, sono candidati anche i film "Alza
la
testa", "Il figlio più piccolo", "Io sono l'amore" e "Genitori &
figli...". Rocco
Papaleo compare, invece, nella cinquina dei registi esordienti per il
suo
"Basilicata Coast to coast". Si contenderanno il premio, giovani
promettenti
come Giuseppe Capotondi per "La doppia ora" presentato a Venezia 2009 in
concorso; Valerio Mieli con "Dieci inverni" e Susanna Nicchiarelli con
"Cosmonauta" che hanno ottenuto ottimi consensi a Venezia lo scorso
anno, ed infine Claudio
Noce per "Good morning Aman" (presentato alla 64^ Mostra di Venezia). Al
di là
degli esiti finali, è di certo una bella soddisfazione vedere, fra i
candidati
al Nastro d'Argento, autori lucani: Plastino, non nuovo a candidature, è
originario di Rionero, mentre Papaleo di Lauria. Il premio è considerato
dalla
critica il più affidabile e prestigioso fra quelli dedicati al cinema, e
viene
annualmente assegnato, fin dal lontano 1946,
dal Sindacato
Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
(SNGCI). Il sindacato, presieduto oggi da Laura Delli Colli, fu fondato
nel ‘46
da un gruppo di critici
specializzati, alcuni dei quali diverranno noti registi
come Steno
ed Anton Giulio Majano, e
autori di respiro internazionale come
Michelangelo Antonioni ed Antonio Pietrangeli. Il
primo regolamento motivava l'istituzione del Nastro d'Argento per
"promuovere il continuo miglioramento
artistico, tecnico e industriale della cinematografia italiana e rendere
omaggio alle sue rilevanti acquisizioni". E da alcuni anni, chi scrive
fa parte
dei giurati per la scelta del vincitore nelle diverse cinquine per
l'assegnazione dei Nastri d'Argento. Questa edizione vede una gradita
presenza
lucana (in bocca al lupo). Similarmente al meccanismo di aggiudicazione
degli
Oscar, i vincitori emergono dall'esito di una votazione per referendum
dei componenti
del sindacato, sulla base di cinquine di candidati individuati da una
commissione composta sempre da associati, redattori delle principali
testate
della carta stampata e dell'emittenza radiotelevisiva pubblica e
privata.
Armando
Lostaglio (SNGCI)
Clint,
ottant'anni nel nome del
cinema
Ottant'anni
compiuti oggi. Augurare a Clint Eastwood "buon compleanno" sembra quasi
un
ossimoro. Perché è un uomo senza tempo, è la icona del grande cinema che
rimane
ancora lì, al suo posto, a muoversi dietro e davanti alla macchina da
presa,
come un bambino pronto ad imparare dalla vita, e prono a interrogarsi
sulle sue
svolte ed eventualmente trasmetterne i contenuti. Oltre ogni confine.
E'
cinema allo stato puro il cinema di Clint Eastwood, spesso granitico e
struggente, duro e dolce ad un tempo, che riesce ad evocare musiche di
sofferenza e di riflessione, proprio come un vecchio blues cui attingere
attimi
di umana pietas, oltre i frastuoni del tempo.
Può
apparire solenne e perchè no retorica questa idea di Clint, che esaltare
oltremodo non sarebbe mai esagerato. Ma è quanto suscita la sua opera, i
suoi
film, specie dell'ultimo decennio, opere estreme realizzate dall'ex
allievo di
Don Siegel e di Sergio Leone, cineasti cui rimarrà riconoscente. Allievo
che,
non sarà inopportuno sentenziare, ha raggiunto se non superato i
maestri. Alla
qualità espressiva di Siegel e di Leone, Eastwood aggiunge un proprio
bagaglio
umano e politico che va oltre la semplicistica e riduttiva collocazione
destra-sinistra, mentre integra alla linearità narrativa la propria
icona di
chi invecchia con dignità e senza compromessi. La memoria pesca quel
giovane
cow-boy col poncho e il sigaro mai acceso, e poi il detective impavido,
l'allenatore di boxe e il reduce di guerra cultore di auto d'epoca.
Premio
Oscar nel 1993 con "Gli spietati" e nel 2005 per "Million Dollar Baby",
Leone
d'oro alla carriera a Venezia nel 2000; produttore, attore e regista,
Clint
Eastwood dimostra un'innata capacità di catturare l'istante, mediante
l'inquadratura perfetta. Le sue opere hanno il merito di essere così
vere da
rendere il cinema un prolungamento del nostro mondo, dei nostri occhi,
dei
nostri pensieri. Non è nella pellicola che si registrano suoni ed
immagini, ma
è nel profondo di noi stessi.
"Io
lavoro ancora con la pellicola - dice - uso il digitale solo per il
montaggio.
Mi sto adattando lentamente. Ma a salvare il cinema ci penserà sempre e
solo un
bravo sceneggiatore, la qualità del copione".
A.L.
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