POLICORO - Dal 21 gennaio la Chiesa Madre Maria SS. del
Ponte, protettrice del centro jonico, entra nei gioielli di famiglia della
diocesi Tursi-Lagonegro. Con un simbolico passaggio di consegne è stato
trasferito dalle mani del Governatore regionale Vito De Filippo a quelle del
vescovo della diocesi, Mons. Francesco Nolè, il contratto di cessione gratuita
della Chiesa con tutte le pertinenze (sagrestia, circolo parrocchiale, casa
colonica e alloggio per il catechismo). La Chiesa Madre e tutta la borgata di
piazza Eraclea sono tutt'ora il simbolo di una città, come sottolineato il
Governatore, che è cresciuta di più rispetto a tutti gli altri Comuni delle
Lucania. Una città che è il riferimento naturale di un comprensorio in continua
crescita e che trae le sue origini dalla Riforma Fondiaria. E tutta la vecchia
borgata dei servizi di piazza Eraclea, progettata dall'Ing. Petrignano,
appartenevano all'Ente riforma negli anni cinquanta. Poi tutti i beni sono
passati in proprietà all'Esab prima e all'Alsia successivamente fino a quando non
sono entrati direttamente nel patrimonio della Regione Basilicata. Questa in
sintesi la cronistoria di un pezzo significativo di storia policorese che da
lunedì 21 gennaio annovera l'ultimo e definitivo proprietario: la Curia. Ad
officiare la Santa Messa ci ha pensato lo stesso Nolè, accompagnato per l'occasione
da Don Carlo Ferrarotti (parroco della stessa Chiesa) e Don Antonio Mauri
(sacerdote della parrocchia di San Francesco in via Lido). Il primo ha
ringraziato per il dono le istituzioni, sostenendo che la Chiesa è la casa di
Dio e di tutti: "tutti dobbiamo essere e sentirci Chiesa. Questo vale per tutti
i battezzati. Siamo noi a testimoniare giornalmente la nostra fedeltà a Dio e a
tutti i fratelli". Mons. Nolè ha voluto ringraziare personalmente il presidente
della Regione affermando però come a questa donazione ne devono seguire altre,
nel senso di dare soprattutto ai giovani spazi di aggregazione e di crescita
sana per evitare che prendano la strada della devianza. E poi un monito ad
alleviare la sofferenza di tante famiglie lucane che vivono sotto la soglia di
povertà. Un messaggio lo ha lanciato anche alle forze dell'ordine presenti:
Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato e Vigili Urbani a non
abbassare la guardia contro il rischio criminalità che a Policoro non è ai
livelli, fortunatamente, di altre città del Sud ma che è comunque presente e
negli ultimi tempi ha visto accendere le luci dei riflettori anche dei media
nazionali. Nel corso della celebrazione eucaristica, Nolè ha anche accennato a
Policoro come città faro della diocesi e d'esempio per tutti i paesi
dell'entroterra, a patto che si ricreino quelle condizioni sociali-economiche e
di sviluppo degli anni passati quando la città cresceva a vista d'occhio. De
Filippo, invece, pur non essendo direttamente responsabile di questa cessione
gratuita avvenuta dopo 52 anni, comunque si è scusato per i lunghi tempi della
politica: "il tanto fustigato potere oggi compie il nobile atto di cedere la Chiesa
alla diocesi di Tursi-Lagonegro. E questo non è altro che il primo passo verso
altre dismissioni". Nel suo breve intervento, inoltre, De Filippo, ha anche
osservato come la Chiesa sia uno dei luoghi di aggregazione più importanti in
una società civile; a maggior ragione in una comunità giovane come quella di
Policoro: "che rispecchia in piccolo tutta la Lucania perché è composta da
tante persone che provengono da quasi tutti i paesi della regione. Il suo tasso
di sviluppo in passato l'ha portata ad essere uno dei Comuni più importanti
dell'intera regione". La borgata di piazza Eraclea è datata 1953, prima ancora
dell'autonomia comunale avvenuta nel 1959, con la Chiesa Madre ultimata nel
1955. Fino alla metà degli anni '80 ha ospitato anche il municipio. All'omelia
c'era anche il Commissario prefettizio, Mariarita Iaculli e il consigliere
regionale Antonio Di Sanza.
Gabriele Elia
|