L'anniversario del Quattro Novembre era dedicato ai
caduti della prima guerra mondiale. Ne conservo un vivo ricordo di quando
frequentavo le scuole elementari (1935-1940). Noi ragazzi partecipavamo alla
celebrazione (anche del 24 Maggio) con grande gioia e, ignari delle conseguenze
dei conflitti armati, sognavamo di emulare le gesta degli eroi che combatterono
per difendere il patrio suolo e l'onore della bandiera.
Sin dalle ore 9 del giorno festivo, nella pavesata
tricolore in Piazza Plebiscito, molte persone (maestranze varie, artigiani,
commercianti, contadini e casalinghe), affluivano alla spicciolata, accolte
allegramente dal rinomato complesso bandistico tursitano, che suonava marce
militari ed altre allegre melodie. Molti partecipanti alla manifestazione
indossavano la camicia nera ed all'occhiello della giacca portavano il
distintivo del partito Fascista. Gli ex combattenti ostentavano nastrini e
decorazioni militari spillate sulla giacca.
Arrivate incolonnate, nelle uniformi di "figli
della lupa "e di "balilla", le scolaresche erano accompagnate dagli insegnanti,
con la divisa del loro rango, e poi schierate vicino agli avanguardisti ed ai
giovani fascisti. Presenziavano anche il comandante della locale Stazione
Carabinieri ed i suoi dipendenti in grande uniforme, il cui pennacchio rosso e
blù sovrastava la marea degli astanti e ne attirava l'attenzione. Nella loro
elegante divisa scura, un po' alla volta arrivavano tutte le massime e piccole
autorità locali. Fra le personalità politiche, spiccavano il podestà don Peppino
LATRONICO, il segretario politico geometra Vincenzo LAURIA (alla
morte di questi, Domenico CAMARDO), con alcuni gerarchi: Giuseppe
LABRIOLA, Attilio FEDERICI, il geometra Francesco CUCCARO, il
medico Salvatore LATRECCHINA, l'avvocato Francesco GUIDA,
il capitano Michele INCARNATO, il capitano Luigi DE VITA, i capi
manipoli Diego DI NOIA e Giuseppe DE MARE, il presidente
dell'Unione commercianti Francesco TRIDENTE e Vincenzo BONAVITA,
l'unica guardia municipale, il segretario comunale con tante altre persone di
prestigio, alla cui memoria rendo onore, per aver dato in vita prova di
serietà, di correttezza, di senso civico e di attaccamento allo Stato.
Successivamente il podestà, il segretario politico ed un ristretto gruppo di
persone altolocate, deponevano la corona sulla lapide dei caduti, mentre la
banda intonava l'inno del Piave e la marcia reale. Dopo un breve e silenzioso
raccoglimento, in memoria dei nostri concittadini morti in guerra o per causa
di essa, alcuni dirigenti politici tra i più influenti e con abilità oratoria,
commentavano il significato morale e storico della ricorrenza, esaltando il
sacrificio delle giovani vittime ed il valore del nostro glorioso Esercito, che
conseguì a duro prezzo la vittoria e l'unità d'Italia.
Al termine dei discorsi, gli ascoltatori
applaudivano fragorosamente, salutavano romanamente e inneggiavano al Quattro
Novembre, alla Patria, a Sua Maestà il Re e al Duce, acclamando calorosamente
le autorità ed i componenti del direttivo del partito, infine stringendosi
intorno ad essi. Parecchie persone entravano anche nella sede della Società
Operaia, del presidente Giambattista CONTE, per ascoltare alla radio il
discorso di MUSSOLINI. Alcuni gruppi di militanti, i più attaccati al
partito, solo al termine si allontanano dalla piazza per far ritorno a casa,
gridando lungo il cammino: "Viva il Re, Viva il Duce" ed "eia eia alalà".
Insomma, si aveva l'impressione di una studiata scenografia e coreografia, un
po' come avviene ancora oggi. Ma la partecipazione dei tursitani alla festa del
4 Novembre, era soprattutto la testimonianza della loro buona fede,
dell'educazione civile e morale e dell'attaccamento alla Patria.
Benché siano trascorsi 86 anni dal 1918, cioè dalla
fine della Grande guerra, tale giorno d'autunno rimane pur sempre un grande
evento della Storia nazionale, per la sacra memoria dei caduti in guerra e un
incitamento all'unità ed alla concordia nazionale, anche se la ricorrenza
sembra che sia poco sentita dalle nuove generazioni.
All'inizio del Terzo Millennio, la grande Unione
Europea è garanzia di pace, di sicurezza e di progresso. Pur nemiche durante le
due guerre mondiali, vi fanno parte Nazioni riconciliate ed impegnate ad
operare unite, per scongiurare ulteriori tragedie ed orrori e per costituire un
nuovo e più giusto modello di convivenza umana. Eppure, il mondo è instabile e
con gravi squilibri socio-economici e culturali, turbato da venti di guerra,
dal terrorismo, dall'ingiustizia, dalla disonestà, dalla fame, dalla povertà e
dai contrasti sociali che rendono difficile i rapporti umani ed il progresso.
Per tale stato di allarme, la ricorrenza del 4 Novembre dovrebbe scuotere le nostre
coscienze, richiamandoci al dovere di essere compatti e decisi nella difesa
della pace, della libertà e della giustizia, ripudiando le soluzioni armate ed
ogni spirale di violenza, stimolandoci al dialogo ed al rispetto della fede,
della volontà, dei diritti e della dignità altrui. Soltanto così potremo
garantire un sereno avvenire alle nuove generazioni ed onorare degnamente la
memoria dei nostri Morti e le speranze legate al loro sacrificio per un'Italia
ed un'Europa libere, progredite e civili.
Francesco
D'ERRICO
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