La scuola finita - Giornalisti free lance,
pericoli e precarietà di A.
LOSTAGLIO
Giornalisti free lance, pericoli e precarietà
Il
recente assassinio del giovane Polenghi, il reporter free lance ucciso nei
recenti scontri di Bangkok nella lontana Thailandia, ripropone con forza i
rischi di quanti sono in prima linea per raccontare le guerre, i disordini
sociali e i drammi quotidiani. E spesso si tratta di reporter senza contratto. Era
free lance anche il nostro conterraneo Raffaele Ciriello, ucciso in Palestina,
a Ramallah, nel marzo del 2002, mentre svolgeva il proprio lavoro di reporter
di guerra. Certo, la parola guerra evoca immediatamente il pericolo, il rischio
incombente su ogni servizio.
Quello
che emerge, tuttavia, con le incognite del mestiere, è che molti dei
free lance
vivono nell'incertezza retributiva, nel precariato più totale. Lo era
Polenghi,
e tanti altri come lui.
Secondo
una recente indagine svolta dall'Ordine dei giornalisti, gli operatori
dell'informazione con contratti di collaborazione sono la "chiave"dei
bilanci degli
editori, coloro che assicurano una mole di lavoro enorme a costi "fuori
dal mercato" e sempre più
spesso fuori dalle regole.
Le
testate, anche le più illustri e, cosa
più grave, quelle che beneficiano dei contributi statali, fanno ricorso a
dosi
massicce di precariato, pagandoli spesso "cifre ridicole". Si tratta di
somme che
l'Ordine dei Giornalisti, a livello nazionale, ha deciso di documentare,
andando a scovare casi esemplari e per nulla rari di giornalisti che,
dietro
garanzie dell'anonimato, hanno raccontato le proprie storie. L'inchiesta
parte
da articoli pagati tra i 2,5 e i 12 euro; inchieste di dieci pagine con
foto
pagate 200 euro al massimo; di notizie "brevi" pagate 2 euro. E poi -
continua
l'inchiesta - ci sono lavori full time a 5 giorni la settimana con turni
dalle
6 del mattino sabato e festivi compresi, con retribuzioni di 600 euro
mensili.
Ci sono agenzie di stampa che pagano 5 euro per ogni "lancio" ed ancora
quotidiani on line che offrono 1,5 euro ogni mille click sulla notizia.
Ancora
pezzi - denuncia l'inchiesta dell'Ordine - che vengono pagati a peso
come
fossero derrate alimentari: 0,00475 euro a battuta. Tutte situazioni
accomunate
dal ritardo (quando va bene) nei pagamenti.
Quanto
evidenzia l'Ordine dei giornalisti, richiede anche un intervento della
politica. Un intervento che permetta di garantire una corresponsione
adeguata a
chi lavora in giornali che usufruiscono del contributo statale. Il
ministro
della Gioventù, Meloni, si è dichiarata disponibile a "lavorare
sull'ancoraggio
dei contributi al rispetto di determinati parametri. Per quei giornali
che non
accedono ai fondi statali, potrebbe essere introdotto un bollino blu,
per
evidenziare quali testate abbiano comportamenti virtuosi". Qualcosa
potrebbe
cambiare?
Armando
Lostaglio
La
scuola finita
Scuola
finita? "Si, da un pezzo." Un tempo si arrivava ai primi di giugno,
interrogazioni permettendo, per chiudere l'anno scolastico e sperare
negli
scrutini favorevoli, per non essere rimandati a settembre. Adesso si
parla di
crediti, fino a quattro, al quinto scatta la bocciatura, e tocca
ripetere
l'anno.
Michele
ha gli occhi vispi, ma caratterialmente è poco brioso, un amore per la
sua
squadra di calcio nella quale indossa il numero 8, come ai bei tempi
contrassegnati dai ruoli in campo; ma il suo sogno rimane la n. 10.
Quindici
anni, studio di liceo scientifico quanto basta per le interrogazioni, e
al 20
di maggio la scuola è quasi del tutto capitolo archiviato. Il campionato
allievi di calcio lo ha assorbito anche quest'anno, "siamo in finale -
dice - e
contiamo di arrivare fra i primi". Per Michele è uno degli scopi
primari, forse
ancor prima dei teoremi e delle formule chimiche. In altri istituti -
dice -
già a metà maggio le classi si dimezzano, per cui al 25 o 30 al massimo
si va
solo per recuperare qualche voto. Nulla di più. La scuola è finita,
viene da
chiedersi, o è soltanto uno spaccato delle sporadiche situazioni limite?
Per il
ministro dell'istruzione pare che le riforme in atto consentono di
guardare al
futuro con ottimismo, e c'è pure (notizie attuali) chi vorrebbe
prolungare le
vacanze estive fino ad ottobre, come accadeva fino agli anni '70 o giù
di lì.
Per il ministro Gelmini può andar bene, così si da una mano al turismo,
poltrendo.
Ma a
questi ragazzi chi li pensa, chi si occupa di loro? Michele conosce "I
promessi
sposi" solo dalle sintesi assegnate dall'insegnante, raccontate come una
sceneggiatura, perché studiare per intero Manzoni "richiede una maggiore
fatica": è probabile quindi che si siano persi quella struggente pagina
della
peste dove la mamma consegna la piccola Cecilia ai monatti. La
leggeranno da
grandi, ci dice Michele, ora incombe il campionato e poi i Mondiali in
televisione. Studia per il voto quanto basta, con quelle leve lunghe e
magre
con cui calcia di precisione. E gioca per la squadra, in armonia coi
compagni,
perché (con De Gregori) "un giocatore lo vedi dal coraggio,
dall'altruismo,
dalla fantasia"; doti che col tempo acquisterà. Magari al prossimo
campionato,
scuola permettendo.
A.L.
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