Louise Labé, poetessa
del XVI secolo, donna esuberante, appassionata, abile negli studi quanto
nell'esercizio delle armi e nei tornei
"Non mi accusate, donne, d'aver amato, non
condannatemi, donne cortesi per l'ardore con cui tutta bruciai, anima e corpo, né
per le mille pene ch'ebbi a soffrire né per aver perduto in lacrime così gran
tempo". Louise
Labé nacque a Lione intorno al 1524 e vi morì nel 1566.
Fu soprannominata la
"Belle Cordière", perché sia il padre che il marito erano cordai. Visse una
vita libera e spregiudicata in un ambiente colto. Si conosce poco della vita di
questa poetessa e alcuni elementi sembrano provenire più che altro dalla
fantasia dei suoi lettori, così che la storica Mireille Huchon sostiene che
Louise Labé non sia mai esistita e che sia in realtà un'autrice fittizia, ma
gli storici hanno sempre contestato questa ipotesi.
Il padre sposò in prime
nozze la vedova di un artigiano cordaio, rimasto vedovo, sposò nel 1515
un'altra vedova, Étiennette Roybet, che gli diede cinque figli: Barthélémy,
François, Mathieu, Claudine e Louise, che nacque probabilmente nel 1524, l'anno
stesso della morte della madre. Risposatosi ancora nel 1525 con Antoinette
Taillard, Pierre Labé avrà altri due figli: Jeanne e Pierre.
La famiglia di
Louise è una famiglia agiata, questo le permette di ricevere una buona
educazione letteraria e di fare numerose conoscenze artistiche. In prosa
compose Disputa di follia e di amore, la cui originalità consiste nell'aspetto
gioioso che Louise dà alla trattazione: per la poetessa l'amore è gioia e la persona capace di amare è
allegra e felice, "voi, che, confidando nell'Amore sperate d'amar ed
esser riamate con gran passione e più protette di me, di me che vi auguro
felicità e consolazione".
Insieme con Maurice Scève, Jacques Peletier du Mans e Pernette du Guillet,
Louise Labé appartenne al gruppo della Scuola lionese. La sua produzione
fu profondamente influenzata dal Petrarca, tanto che il suo primo sonetto venne
scritto in Italiano in onore del nostro grande poeta. Donna esuberante, appassionata,
abile negli studi quanto nell'esercizio delle armi nei tornei. La sua poesia è
erotica, ma alla stesso tempo gentile e garbata, e rappresenta una figura di
spicco nella lirica femminile.
Ebbe una vita breve, gravemente malata, Louise
si stabilisce nel 1565 nella casa di campagna di Parcieux, dove muore il 15
febbraio 1566.
Antonella GALLICCHIO
Poesia: SONETTO
VIII
Io vivo, io muoio; io brucio e annego.
Ho molto caldo mentre soffro il freddo;
la vita mi è troppo dolce e troppo dura;
ho una grande tristezza mescolata di gioia.
Rido e piango nello stesso momento,
e nel mio piacere soffro molti grandi tormenti;
la mia felicità se ne va, e mai dura;
nello stesso momento sono secca e lussureggiante.
Così Amore mi conduce incostante;
e quando io penso di essere nel maggior dolore
all'improvviso mi trovo fuori da ogni pena.
Poi quando credo la mia gioia essere certa
e che sono nel punto più alto della mia desiderata felicità
ritorno nella mia sventura precedente.
Louise Labé
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