Roberto Cammarelle a
Pechino sul tetto del mondo
Rionero in Vulture - "Non andrò a Pechino per partecipare, ma per
vincere" . Era questa la promessa alla vigilia dei giochi olimpici che ha
fortemente mantenuto. E ora è lì, sul tetto del mondo, Roberto Cammarelle
ha vinto il suo oro olimpico, forse il più bello ed importante di tutti, perché
guadagnato davanti a ventimila cinesi che tifano per il loro beniamino, Zhang
Zhilei. Oltre due metri di muscoli esibiti paurosamente, al cui cospetto Roberto,
seppur dotato, sembra un "Davide". Colpi geniali inferti da Cammarelle fin
dalle primissime battute e incontro che non ha mai avuto tentennamenti: da
campione, a detta di tecnici e commentatori sportivi. E come tradizione vuole,
il più piccolo ha vinto, mandando ko il cinese per nulla somigliante alla
tecnica smagliante del nostro. Sì, nostro, perché da qualche anno Roberto è
cittadino rionerese, onorificenza conferitagli a Palazzo Fortunato per via dei
natali del padre, Angelo, da alcuni decenni
trasferitosi a Cinisello Balsamo per lavoro. E lì ha sposato Giovanna,
pure lei lucana, di Filiano. Roberto ha così fatto saltare di gioia migliaia
di conterranei davanti alla tv domenica mattina. Da Rionero l'urlo di gioia più
forte, sindaco Placido in testa, che si complimenta con il campione per aver
concluso i suoi incontri decisivi prima dei tempi stabiliti, per ko inferti ai
pur temibili avversari.
Il pugilato, anche
grazie alle imprese di Cammarelle, campione del mondo supermassimi lo scorso
anno a Chicago e oggi oro olimpico a Pechino, è visto con occhi meno impauriti.
"Non è più lo sport da poveri" sottolinea l'allenatore Damiani. Non è
più in piedi quindi la vecchia storia del pugile miserabile che cerca il
riscatto. Storie da "Rocco e i suoi fratelli", o da "Lassù qualcuno mi ama",
o più vicino a noi, quelle della lunga serie dei film di Stallone "Rocky" e "Toro
scatenato". Storie del passato. E' tecnica nobile e moderna ormai il
pugilato, antico per tradizione che viene dai giochi di età greca e romana, ma
ben più moderna per qualità e tecnica vicina alla scherma e al fioretto.
Tuttavia, ci viene da riproporre la domanda: e se il papà, Angelo, non fosse
mai partito alla volta di Milano e fosse rimasto in Basilicata, oggi il suo
Roberto sarebbe il campionissimo di Pechino?
Anche per questo,
grazie di cuore al campione Roberto che ci porta tanto onore, e un grazie anche
ad Angelo, quel mite compagno di scuola, come lo ricordano ancora. (25 agosto
2008)
Armando Lostaglio
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