Nova Siri - Un altro ospite illustre a “CinemadaMare”, la prestigiosa rassegna internazionale per giovani autori, che dal 25 luglio sta animando le serate dei comuni del Basso Sinni. La fase finale, in svolgimento a Nova Siri, ha preso il via domenica scorsa, con una serie di presenze sempre importanti ed autorevoli. La più recente è quella di ieri, con il grande regista Damiano Damiani, uno dei maestri del cinema italiano, autore di film di impegno civile, soprattutto nel genere giallo-poliziesco. Lo abbiamo accompagnato in piazza Troisi, alla proiezione del suo ultimo film “Assassini dei giorni di festa”, tra i numerosi spettatori anche il protagonista Domenico Fortunato, attore materano. D. Un autore da sempre vicino alle emergenze del Sud. Sento vicini la Sicilia e Napoli, ma la Basilicata sono curioso di visitarla, perché è quella, mi dicono, dove maggiori sono state le trasformazioni socio-economiche. In gioventù lei è stato un grande documentarista e autore di “corti”.Sono davvero importanti per imparare a saper raccontare fiction di più lunga durata? Si, ho cominciato così, ne ho fatti 12 di decine di minuti. I corto sono come la cinepresa, se la sai usare puoi fare grandi cose, ma alla base ci dev’essere una idea forte. Negli anni Cinquanta, quelli della mia generazione, e fino ai Settanta, circa, , c’era una situazione più aperta, con i film che erano accompagnati dalla proiezione dei documentari corti. Si poteva dimostrare, così, un certo valore, una qualità e questo agevolava l’avvicinamento dei produttori, anche se non tutti erano importanti. E’ stato un errore aver abbandonato tale modalità di visione, anche perché, poi, con la televisione, è scomparso anche del tutto il mercato. La realtà odierna, con la novità del digitale, agevola le produzioni e le possibilità per i giovani? Conosco poco la realtà attuale, ma non è la tecnica che libererà i talenti.Bisogna avere idee, passione e carattere. Ci sono differenze di ideazione e realizzazione di progetti per il cinema e la televisione?- Assolutamente nessuna. Neppure per qualche primo piano in più? La forma del linguaggio non autorizza di aggiungere qualcosa che non sia strettamente necessario. La formazione è basilare? Se si ha la fortuna di avere dei buoni maestri, si , ma conta l’impellenza di avere delle cose da raccontare. In tal senso l’abilità tecnica è funzionale al progetto che si realizza. Insomma, la capacità di raccontare segue la voglia di esprimersi e di comunicare. Alcuni bravi autori non hanno fatto scuole. Ci sono talenti oggi? Non vorrei fare valutazioni sui nomi. Come vede il cinema italiano, nel suo insieme? Lo dico chiaramente: l’Italia non è un paese pienamente democratico, se lascia che tutta l’informazione sia in mano ad una sola persona, per quanto possa essere animato da buone intenzioni, si fa per dire. Nessun paese liberale e avanzato accetterebbe una condizione simile. E questo limita anche i talenti, i progetti, le possibilità. Parecchi subiscono una sorta di censura preventiva, non sostengono le proprie idee. Che cinema le piace? Sono un grande estimatore del cinema americano hollywoodiano degli anni Trenta, quello in bianco e nero e di Chaplin. Salvatore Verde
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