Saffo, immortale
poetessa, ricca di suggestione, misteri afrodisiaci e spregiudicati sentimenti
Amata da Platone e
da Catullo, fino all'ammirazione di Byron e Baudelaire, i versi luminosi dei
poeti e l'immaginazione di ogni lettore, tutti hanno trovato nelle Liriche di
Saffo una fonte straordinaria di ispirazione, una vena di poesia ricca di
suggestione, misteri afrodisiaci e spregiudicati sentimenti. Per Saffo, l'amore
è una continua lotta, dove l'esperienza erotica è forte e ha un valore guerresco.
La bellezza dei suoi versi isolati (perché il resto è andato perduto) raggiunge vertici di fascino e rara
bellezza. Non si conoscono né la data della sua morte né le circostanze in cui
avvenne. Secondo alcune leggende, Saffo era piccola ed aveva splendidi capelli
bruni, si innamorò del giovane Faone, che non ricambiava il suo amore e per
questo motivo si suicidò gettandosi dalla rupe di Leucade. Questa leggenda è da
imputarsi ai poeti della commedia che avevano preso spunto da alcuni canti in
cui Saffo menzionava Faone, ma dalla testimonianza di alcuni suoi versi, Saffo
morì in età avanzata.
La cosa certa è la bellezza dei suoi versi, la
drammaticità, la venerazione e il disorientamento dinanzi a una simile donna, bella
e sensuale che amava l'amore omosessuale. Saffo nacque a Ereso, nell'isola di
Lesbo, trascorse la maggior parte della sua vita a Mitilene, nel VII secolo
a.C., fu sposata a Cercilas, un uomo ricco originario dell'isola di Andros, ed ebbe
una figlia di nome Cleide. Era aristocratica, seguì la famiglia in esilio in
Sicilia, probabilmente a Siracusa, per una decina d'anni, a causa delle lotte
politiche tra i vari tiranni che vi erano allora a Lesbo, ma poi ritornò a
Ereso, dove curò l'educazione di gruppi di giovani fanciulle, incentrata sui
valori che la società aristocratica richiedeva a una donna: l'amore, la
delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata
dell'atteggiamento.
La fama di Saffo fu subito molto grande nell'antichità,
tanto che Strabone le dedica alcune parole: "...nella stessa epoca in cui
vissero Pittaco e Alceo, visse Saffo,che fu una persona straordinaria, perché, per
quanto noi risaliamo nel tempo, non riusciamo a ricordare in nessun'altra epoca
una donna capace di rivaleggiare con lei nel campo della poesia". L'ambiente in
cui si svolse la vita di Saffo è il "tiaso", ossia la comunità fondata sulla
religione d'Afrodite, dove si sviluppava la formazione culturale e sociale di donzelle
altolocate e in cui l'educazione dei sentimenti e l'eros omosessuale erano
parte integrante.
Questo aspetto della vita della poetessa non ci deve stupire,
perché l'omosessualità, sia maschile che femminile, era molto frequente nella
società greca, e anzi veniva considerata normale. Nell'intera opera è possibile
individuare due gruppi differenti per tematiche e stile: il primo è composto soprattutto
da epitalami, canti corali eseguiti in occasione delle nozze di una delle
fanciulle del tiaso; nel secondo gruppo, quello più importante e numeroso, Saffo
parla in prima persona, rivolgendosi a dei e uomini per esprimere in forma
autobiografica le proprie emozioni e riflessioni, riguardanti soprattutto l'esperienza
erotica.
Come un quadro di Vermeer, limpido e pieno di bei colori, così Saffo
nei suoi versi densi di vibrazioni narra le sue emozioni e la descrizione
dell'amore carnale appare così chiara da sembrare riflessa in uno specchio
terso. La poetessa ci descrive graziose fanciulle, adolescenti nel fiore degli
anni e dalla dolce voce; in tutte le sue opere domina un senso di bellezza, "il
bello è ciò che si ama". In questa luce viene giustificato il comportamento di
Elena, che abbandonò la sua casa per seguire l'uomo che amava, perché l'amore, anche se tormentato, è
sempre espressione della gioia di vivere.
Grazia, passione, erotismo, queste
sono le caratteristiche della poesia di Saffo. La sua mente magnificamente pensante, squisitamente
femminile, investiva tutto ciò che la circondava e nessuno a saputo cantare
l'amore come lei in purezza e sincerità.
Antonella Gallicchio
"Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte ;
anche giovinezza già dilegua ,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero." (saffo)
|