Si
è spento il grande Beniamino Placido, critico e saggista di origine rionerese
Rionero
in Vulture (7 gennaio 2010)- Fra pochi giorni avrebbe compiuto 81 anni Beniamino Placido, il
saggista di origine rionerese tanto apprezzato all'estero. Si è spento in
Inghilterra, dove vive la figlia, era lì da diverse settimane. Ci confida
commosso il cugino Federico, che da Rionero costantemente lo informava di
quanto accade nella sua terra, e specie d'inverno se aveva fatto "la neve a
Ciaulino" una collina a ridosso del Vulture. La sua città di origine era sempre
nel suo cuore anche se ci mancava da decenni ormai. Nell'agosto scorso è stata
la sorella Rina a ritirare per lui il Premio Maratea, offerto ai lucani che si
sono messi in luce nel mondo del cinema e della cultura, per iniziativa del
Maratea Film Festival, e per la lungimiranza di Gianni Celata, fra i promotori.
Era entusiasta di quel riconoscimento.
Non
appariva in televisione da tanto tempo Beniamino Placido (per scelta o per
ragioni di salute) eppure in taluni
programmi di analisi e di dibattito su costume, storia e società, non si
perde occasione di citarlo, di riprendere quelle sue memorabili uscite, e la
maniera così originale di raccontare eventi culturali e sociali con rara
leggerezza. Solo qualche mese fa il programma di Giovanni Minoli
"Tv-talk" (su Rai 3) ha ricordato una sua battuta, (in un italiano
lucanissimo), quasi un aforisma sulla maniera di scrivere per la televisione,
sul fatto che oggi non vi sono più autori televisivi. Beniamino Placido,
scrittore e saggista fa decisamente parte di quella schiera di intellettuali di
più ampio respiro di cui questa televisione, da tempo, fa (ovviamente) a meno.
Non si saprebbe infatti come collocare personalità così colte ed evolute
nell'attuale mare magnum televisivo. Gli amici
di sempre poeti, scrittori, giornalisti gli hanno fatto un regalo
particolarissimo in occasione di un suo compleanno di alcuni anni fa: gli hanno
dedicato un libro scritto a più mani, dal titolo "Caro Beniamino. Scritti per
una festa di compleanno" (Edizioni della Cometa). Il libro-dedica vede la
presenza di intellettuali come Nadia Fusini, Tullio Pericoli, Massimo Cacciari,
Tullio Kezich, mentre lo scrittore lucano Giovanni Russo gli ha dedicato un
"elzeviro" sul Corriere della Sera dal titolo "Quel folletto di Beniamino";
Alessandro Portelli pubblica nel libro una lunga poesia, che dice di aver
scritto dopo una conversazione tenuta con Placido alla radio.
Quando
si rivedono immagini dai programmi condotti da Placido su cinema e letteratura,
si può comprendere benissimo la trasformazione della nostra società, del
costume e della sua cultura. Ecco perché converrebbe far rivedere anche alle
nuove generazioni (magari in orari più accessibili) quell'esemplare
"Sedicitrentacinque" di qualche lustro fa, in cui Placido sapeva
raccontare con equilibrio il nostro tempo, attraverso sequenze mirate. Questo e
molto altro ci lascia Placido, con quei domenicali sul quotidiano Repubblica, i
Nautilus, di saggezza e caustica bellezza.
A.L.
Beniamino
Placido, nei ricordi locali e nazionali
Rionero
in Vulture. Non poteva mancare un ricordo particolarissimo di Beniamino Placido
(appena scomparso) da parte di "Tv-Talk" il programma di analisi televisiva
(prima ancora che di critica) condotto da Massimo Bernardini, in onda ogni
sabato su Rai 3,alle 9:00, per Rai Educational. Un commosso quanto autorevole
omaggio ad un "maestro" della opinione colta - hanno ribadito - ad un profondo
analista anche della letteratura e del cinema, scrittore egli stesso, definito
"il più grande critico che ha saputo leggere la televisione e il costume fra
intelligenza e saggezza". Nel segmento dedicato dalla puntata, è stato
puntualizzato anche il contributo che Placido ha offerto ad una visione del
costume mediante il fenomeno televisivo, con i suoi saggi sul "perché della
televisione" negli scritti sul testo di Nanni Delbecchi "La coscienza di Mike";
e quindi le polemiche di un mestierante della polemica come Vittorio Sgarbi che
gli aveva dedicato "E' stato bello litigare con un critico come te". Certo
Placido, nonostante la sua discrezione, lontano se possibile dai riflettori, non
si sottraeva dal dibattito culturale, anche a costo di polemiche, come una
volta con Giuliano Ferrara. Oppure lanciare provocazioni come su Garibaldi,
asserendo che se avessero avuto la meglio i Borboni, oggi brigante sarebbe
stato definito Garibaldi, mentre eroe nazionale Carmine Crocco, il brigante originario proprio della sua
cittadina.
I
ricordi di Mimino, come lo chiamavano i parenti ed amici rioneresi sono davvero
tanti. Bruno Vorrasi (gestore storico del cinema di Rionero) ricorda che a
scuola era il più brillante. Al liceo potentino si distingueva pure perché
impartiva lezioni di greco e latino agli studenti più giovani, ma non era di
quelli che oggi si definirebbero secchioni, tutt'altro. Si ricordano le
battaglie giovanili sul Ponte di ferro, suo antico quartiere rionerese che
Placido narrò anche in un suo scritto sul domenicale "Nautilus" del quotidiano
la Repubblica. Amava molto leggere i classici, la letteratura francese e russa
(conferma il cugino Federico), e da adulto parlava e traduceva correntemente
dall'inglese, dal francese e dal tedesco. Ma la lingua madre rionerese cercava
di custodirla gelosamente, parlandola abitualmente nella sua casa romana e fra
i parenti. Rimane infatti proverbiale la sua cadenza lucana nelle brillanti
dissertazioni televisive, ove appariva come un Woody Allen ante litteram.
Beniamino Placido è di quei personaggi di cui si avverte la mancanza in questo
"tempo sbandato", assenza come quella di Pasolini e di pochi altri, per una
rilettura dell'epoca e magari l'indicazione della rotta.
Una
lettera a "Repubblica" del 9 gennaio, il lettore Massimo Nocerino scrive che
conserva l'abitudine, suggeritagli proprio da un articolo di Beniamino Placido,
di portare con se un libro tascabile, come faceva lui stesso fin da ragazzo.
Conclude che "spesso il significato degli eventi si manifesta nei particolari.
Placido mi ha insegnato ad osservarli con gli occhi della mente, perciò non
posso dimenticarlo".
Armando
Lostaglio - CineClub V. De Sica - Cinit
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