Rocco Papaleo e la sua Basilicata coast to
coast di Armando Lostaglio
Maratea. Rocco
Papaleo, attore versatile originario di Lauria, gira il suo primo film tutto lucano, a partire dal titolo: Basilicata coast to coast. Un film a
suggello di una carriera costellata di apprezzabili risultati, fra buon cinema,
televisione, interventi radiofonici e teatro-canzone. E' una personalità eclettica
quanto mutevole, caratterista di una scuola brillante che pur emana sprazzi di
malinconia; un attore che cerca la completezza e la raggiunge nella sua
corporalità minuta e inerme, che tuttavia tende a valorizzare con ironia. Un
viso che ci appartiene, sarà per questo che siamo propizi verso il suo lavoro e
la sua opera prima dietro la macchina da presa, superando tuttavia ogni
provincialismo. Lo avevamo incontrato a Maratea, in occasione del primo ciak,
durante Maratea Film Festival.
Intanto,
perché la tua regione da costa a
costa, da Maratea fino a Policoro, Metaponto, Nova Siri e Scanzano? Come
nasce
questo soggetto, e la sceneggiatura?
R.:
Il film nasce da
una suggestione che mi accompagna da sempre, il mio sentire la terra in
un senso spirituale, un viaggio che intendo
chiudere a Scanzano Jonico, nome evocativo di un forte sentimento
collettivo,
dove la comunità regionale tutta ha dato prova di compattezza come non
mai. Il
film l'ho scritto con Walter Lupo, il mio alter ego, un sodalizio
artistico che
dura nel tempo. Un film on the road, un viaggio dentro e fuori, nei
confini
regionali fra le coste; l'area nord come
il Vulture (ad esempio) sarà solo menzionata, come dire una citazione
"etilica",
per via dell'aglianico.
Perché
un film proprio adesso, tutto tuo
quando viaggi intorno ai cinquant'anni: è l'età della maturità anche
artistica,
o comunque hai idee nuove sul cinema, delle verifiche da fare sul
linguaggio?
R.:
Certo, mi sembra
l'età giusta per un primo bilancio, e con venticinque anni di
professione alle
spalle. Il momento ideale per fermare il tempo e proiettarlo nel futuro
artistico. Il cinema può rappresentare una sintesi interiore, sotto
diversi
aspetti, professionali e soprattutto umani.
Ma
parliamo del tuo film, che per la fine di
agosto inizierai a girare. Con te un'attrice importante, internazionale
ormai,
Giovanna Mezzogiorno.
R.: Si
parte da
Maratea, e con me anche Giovanna Mezzogiorno. Ho con lei un rapporto
artistico
intenso; nel mio film è una giornalista un po' depressa. Attraverso il
viaggio anche
lei elaborerà la propria condizione interiore. Una storia carica,
insomma.
Ci
siamo incontrati più volte in questi anni
sulle terrazze del Lido di Venezia, in occasione delle varie Mostre del
Cinema
cui partecipavi con film nei quali avevi ruoli da co-protagonista. Ma il
successo di pubblico è forse legato a quei film cosiddetti di cassetta.
Come l'ultimo
film di Pieraccioni, uscito per Natale.
R.: Per un
attore è
importante mettersi continuamente alla prova. Nell'ultimo film di
Pieraccioni "Io
e Marylin" avrò il ruolo di un sensitivo, che spiega al protagonista le
evoluzioni
delle sue visioni. Ho aderito al personaggio con grande rispetto.
Film
apprezzabili in questi anni con diversi
autori come D'Alatri, Virzì, Vanzina Veronesi, al fianco di attrici come
Asia
Argento, e dulcis-in-fundo metteremmo Michele Placido. Memorabile la tua
interpretazione nel suo "Del perduto amore" presentato a Venezia nel
'98, anche
lì con la Mezzogiorno,
film peraltro girato anche in Basilicata.
R.: Beh!
Con Placido
mi lega un feeling particolare, probabilmente scaturito dalle nostre
comuni
radici. Sento una certa similitudine con la sua cifra artistica (anche
se può
sembrare un po' ardito dirlo): Michele è un attore e regista affermato
da
decenni nel mondo, grande professionista con il quale si instaurano
rapporti di
intensa sintonia. Da parte mia, provo a percorrere con umiltà un cammino
che mi
metta sempre a dura prova.
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